Luciano Fontana è il nuovo direttore del Corriere della sera. Già da tempo condirettore assieme a Ferruccio De Bortoli del quotidiano milanese (dimissionato oggi), propongo in questo post qualche estratto dei suoi editoriali degli ultimi anni pubblicati in prima pagina. Giusto per farsi un’idea del giornalista.
Due mesi prima delle elezioni politiche che porteranno il Movimento 5 stelle in parlamento col 25% dei voti, annoverano Fontana tra coloro che hanno il sentore di un imminente cambiamento degli equilibri politici tradizionali. E scrive che “La globalizzazione ha travolto le barriere tra gli Stati, i comunisti fanno parte del passato, anche se loro tracce restano nella cultura della sinistra. La Dc non c’e più, la lira è sparita e non tornerà, pena la distruzione economica del Paese.” (3.1.13)
Sempre in tema di previsioni delle elezioni politiche. “Le velleità di vittorie solitarie e gli anatemi stanno bruciando la possibilità di proseguire insieme il faticoso lavoro di uscita dalla crisi. Crisi del debito, ma soprattutto di imprese che chiudono e italiani che restano senza lavoro. Il rischio è di trovare nel dopo voto solo rovine: un Parlamento senza una maggioranza unita, un governo instabile che vanificherà i pesanti sacrifici fatti dagli italiani, un Paese in cui riprenderanno fiato gli estremismi di ogni genere. Di macerie ne ha lasciate tante la Seconda Repubblica, meglio non aggiungerne altre“. (27.1.13)
A elezioni avvenute, ne “Il compromesso non è un delitto“, Fontana scrive che “Bersani non ha alcuna intenzione di aprire un confronto con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in particolare col Pdl di Berlusconi. E davanti ai no ripetuti di Grillo, espressi con un linguaggio spesso offensivo, il rischio che la situazione sfugga a tutti di mano, precipitando rovinosamente il Paese verso nuove elezioni, diventa sempre più concreto… Bersani, Berlusconi, Monti e, vogliamo sperare, anche Grillo dovrebbero favorire la ricerca paziente di convergenze su un programma di svolta in pochi punti“. (9.3.13).
Ne “Il binocolo rovesciato“, il neodirettore del Corriere fa le pulci al Pd e alla sua indecisione nel formare un governo senza risparmiare le critiche al M5s. “Un numero incredibile di giorni è stato perso da Pier Luigi Bersani nell’ostinato tentativo di convincere qualche parlamentare grillino a dargli il via libera in Parlamento. Tra le pagine più umilianti della sinistra italiana resterà certamente l’incontro coi due capigruppo del Movimento 5 Stelle, con la supplica a trovare un accordo respinta con supponenza. Bersani è tornato a mani vuote dal capo dello Stato, il suo preincarico è svanito. Si è ritirato in un silenzio misterioso ma il suo circolo magico non trova di meglio da fare che alimentare una guerra fratricida con Matteo Renzi, l’unico leader in cui gli elettori della sinistra sembrano conservare ancora fiducia. Lo spettacolo offerto dal movimento grillino e dal suo leader è per alcuni aspetti ancora più preoccupante. Dalla messa in scena dell’«uomo mascherato» (l’ex comico che si traveste per sfuggire ai giornalisti) alle continue minacce di espulsione per chi ha un’opinione diversa da Grillo e Casaleggio. Dalle prestazioni parlamentari in stile «dilettanti allo sbaraglio» alle scampagnate col trolley per destinazioni sconosciute dove ricevere il verbo del capo. Il voto di protesta degli italiani che hanno scelto M5S meritava tutto questo? Di quello che resta dell’alleanza centrista c’è poco da dire: tanta litigiosità interna e scarsa rilevanza.” (7.4.13).
In “Un’anomala fragilità” Fontana si chiede in prima pagina: “Ma in Italia esistono ancora i partiti? Dietro le etichette sopravvissute alla tempesta del voto, all’elezione del presidente della Repubblica e alla nascita di un governo vissuto come una camicia di forza è rimasto un vuoto politico, organizzativo e di leadership che ha pochi precedenti nella storia della Repubblica. Un deserto che va dalla formazione di Vendola all’ex destra di An, dal Pd a ciò che resta del Pdl. Per non parlare di Scelta Civica svanita nel nulla e della Lega sconfitta e messa alle corde perfino da Umberto Bossi. Se dai partiti si passa a quello che orgogliosamente si considera un «movimento di cittadini» il panorama non cambia: dopo il successo del 24 febbraio i 5 Stelle hanno vissuto una serie interminabile di abbandoni, processi ai dissidenti, liti su soldi e scontrini. Ora siamo all’atto finale: tanti eletti sono pronti ad abbandonare il gruppo mettendo in discussione la figura di Grillo, trasformatosi da trascinatore dell’Italia ribelle in capo autoritario e bizzoso“. (16.6.13)
“La traversata del deserto” è una sferzata al Pdl e alla sua fine. “E non sarà certo la rinascita di Forza Italia a risollevarne il morale. Non si capisce infatti cosa sia, non si conoscono nuove idee, programmi, collocazione internazionale. Appare solo come un’etichetta, un tempo fortunata, utilizzata per regolare i conti dentro il Popolo della Libertà. Un partito che, oltre che fallire nell’esperienza di governo e arretrare pesantemente nelle urne, ha perso negli anni pezzi importanti della sua leadership, bruciandoli sull’altare dell’ortodossia berlusconiana. In nome di questa ortodossia, utilizzata da personaggi in cerca di ruolo sempre pronti a saltare da una scelta politica all’altra, si consuma lo strappo più grave, con la messa al bando del segretario del Pdl, indicato dallo stesso Berlusconi come suo successore, e dell’intera delegazione del partito al governo“. (16.11.13)
Nell’editoriale dell 25.3.14 Forza Italia è “Un partito in trappola“. L’ultimo editoriale di Fontana in prima pagina risale all’1.2.15, all’indomani dell’elezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella. Fontana si augura che “Non dica grazie a nessuno“.