«Alcuni dei presenti, lo so, mi riconoscono: mi videro alla rampa. Là un giorno, davanti ai miei occhi, un soldato delle SS strappò dalle braccia materne un neonato che piangeva, e lo sbatté a morte contro le pareti d’un vagone. Lo uccise così, capite, nemmeno con un colpo di fucile!». Oskar Groening, 93 anni, “cassiere dell’Olocausto” a processo in Germania, mentre chiede perdono al giudice e alle vittime sopravvissute, presenti in aula.

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