Ad Arcore «per fare cosa?», chiese Matteo Salvini all’allora segretario della Lega Roberto Maroni nel gennaio del 2013 in procinto di piombare a villa San Martino per una cenetta con Silvio Berlusconi in vista delle elezioni politiche che il centrodestra perderà. Ce lo dica Salvini stesso oggi, nel day after della sua cena ad Arcore con Silvio Berlusconi, che riporta alla memoria la cena di Umberto Bossi, il fondatore della Lega finito in disgrazia per aver imbarcato sul Carrocco famigli, profittatori, tangentari, “terù”, ladroni di lingotti d’oro e tesorieri interlocutori della ‘ndrangheta. Archiviati i ministeri a Monza, la devolution, i crocifissi in classe, il dialetto a scuola, i minareti, le moschee, il federalismo delle poltrone e altre calamità planetarie di questa porcata, (portata, pardon), ecco che sul ring politico dell’incontrastato Tyson de noantri, Matteo Renzi, sale prepotente e finalmente da agognato antagonista Matteo Salvini. Ex nullafacente concorrente dei giochi televisivi Fininvest poi approdato per vent’anni nel consiglio comunale di Milano accoppiato alla dorata poltrona di europarlamentare. Va detto, un politico di grandi contenuti e di grandi ideali. Uno su tutti, gli autobus riservati ai negri. E’ anche grazie a queste idee nobili se oggi Salvini è diventato padrone e padrino della Lega nord, divenuta un portento di progetti nazionali. Tanto per dire, il capo del Copasir che sovrintende e garantisce l’italica unità, fino alla Sicilia, è il leghista Gicomo Stucchi, da Verdello, vicino di casa di Vanessa Marzullo, una delle due cooperanti liberate dalla prigionia in Siria a caro prezzo.
Oggi Salvini si dopa di sondaggi truccati e di prospettive da libro dei sogni. I suoi interventi in tivù ricamati da quintali di pressapochismo, sono di regola caricati da tonnellate di applausi. Servono ad ingannare il deja-vu di un politico che in un Paese normale farebbe qualcos’altro. Qui invece, più tratti e ritratti, come tutti in politica, fai carriera e trovi sempre chi ti copre e ti rinnova l’immagine dimenticando il passato. Eppure, senza andare indietro di secoli, basta arrivare al maggio del 2011, per sentire Salvini dicharare che la Lega vincerà 7 ballottaggi su 7. Infatti ne perse 7 su 7. Per seguire la furia della base leghista, che sul web accusava “Berlusconi pensa solo ai fatti suoi.“, per Salvini «è stato un voto contro Berlusconi». Eccolo l’irriducibile “pasdaran antiberlusconiano della Lega“, che giurava «figuriamoci se la Lega morirà per lo sciocco Berlusconi». Alla cena di Arcore di ieri sera Salvini c’è andato per riesumare Berlusconi. Dimentica ciò che disse nei giorni in cui il Pdl tentò a vuoto di far passare la norma salva-Fininvest infilata da qualche manina nella manovra economica. Per Salvini «Il premier sta tirando troppo la corda e la corda rischia di spezzarsi». Corda che, dopo il leggendario cappio in aula, serve per ancorare Forza Italia dal naufragio. Lontani i ricordi del declassamento dell’Italia da parte delle agenzie di rating per eccesso di spread. In quei giorni tormentati per Salvini il Cavaliere «ha esaurito il suo mandato, la voglia, la possibilità e la forza». Tant’è che «Non penso si vada avanti oltre qualche mese». Infatti, nel novembre del 2011 Berlusconi si dimise per lasciare il posto di liquidatore fallimentare del Bel Paese a Mario Monti. Dopo un altr’anno Monti si dimise, mentre Berlusconi filava Renzi «Se volesse venire con noi sappia che ai liberali tengo sempre la porta aperta», e Alfano «un fuoriclasse in ticket con me» oltre che dato per fatto l’accordo con la Lega: «Ho già parlato con Bossi e Maroni», Salvini cantò stonato nel coro del Va’ pensiero: «La presenza di Berlusconi non aiuta», perché «si parlerebbe di Ruby». Quindi, inutile e dannoso «scervellarmi sul simbolo del Pdl, soprattutto se significa Berlusconi». Evidentemente, da ieri, benché si parlava di “sistema prostitutivo” nelle motivazioni della condanna al processo Ruby, «Silvio» non è più per Salvini «un signore che rappresenta il vecchio e un blocco insopportabile». E’ siuramente ringiovanito.
E che dire di quella nota ferragostana del 2013 da parte del Quirinale, postuma alla condanna definitiva di Berlusconi, in cui Napolitano s’augurava alleanze senza più “evocare ritorsioni per non ricadere nell’instabilità fatale per il Paese”?. Salvini sentiva”puzza di fregatura. E voi?», mentre, il vecchio saggio inquisito Bossi fu colto da rara lungimiranza sul destino del suo guitto Matteo: «Non credo che sia la fine di Berlusconi. La condanna si traduce in maggior consenso per lui». Infatti, ecco la cena di ieri ad Arcore. Pronto «a sfiduciare tutti gli indagati al governo», tranne Verdini, padrone e padrino di Forza Italia in Toscana, sotto processo per corruzione e associazione a delinquere. E che dire di Salvini quando durante l’Euro tour “moneta farlocca“, disse che “chi vota Berlusconi, vota la Merkel“?. Nei giorni successivi delle urne europee che hanno dato alla Lega un misero 6%, ecco la vulgata da voltagabbana di Salvini: «Offro a Silvio Berlusconi la possibilità di ricominciare un dialogo già da domani mattina». Del resto «se solo 6 mesi fa avessi detto che saremmo arrivati quarti, mi avrebbero fatto ricoverare d’urgenza: la Lega è viva e vegeta; è un miracolo». Anche per la cena ad Arcore bisogna capire se si sia trattato di un miracolo o se sia stata da ricovero d’urgenza. Salvini ad Arcore per fare cosa?