I politici di destra non si fanno mancare niente, ma quelli sinistra sono di un’ignordigia di soldi e di vitalizi da far impallidire di vergogna. Ma siccome la vergogna è un sentimento nobile, cioè di chi ha una dignità, sappiamo che la corsa dei politici regionali ai ricchi assegni è sintomo di menefreghismo nei confronti della povertà dilagante. Soprattutto ora che il governo Meloni ha tagliato il reddito di cittadinanza a ben il 60 % dei percettori dell’epoca del governo Conte.
Bene, allora dopo il bonus rinviato dai consiglieri della Puglia, a guida di centrosinistra, ecco i finti comunisti – stavolta del Lazio – che senza votare in aula hanno ottenuto un sostanzioso aumento dei vitalizi grazie ad un accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate.
In che modo? Semplicemente grazie a un ricorso fatto dall’ex presidente del consiglio regionale del Lazio Daniele Leodori (in foto), del Partito democratico, che nel 2016 chiese un parere all’Agenzia delle entrate di Roma sull’adeguamento della percentuale di vitalizio lordo esente da ritenuta fiscale e sulla restituzione dell’Irpef maggiore trattenuta.
Inoltre, il taglio agli assegni avvenuto nel 2019, ha comportato un’interpellanza in aula quest’anno a febbraio, e anche in quel caso, sempre l’Agenzia delle entrate, ha precisato che la tassazione va diminuita del 12,4%. Il pronunciamento ha portato così l’ufficio di presidenza di Antonello Aurigemma a fissare il ricalcolo per tutti i vitalizi e le reversibilità fino alla IX legislatura, quella della presidenza della berlusconiana Renata Polverini.
E allora, meno tasse significa innanzitutto più soldi in busta paga per i politici del Lazio. E poi, con effetto retroattivo. Tra ex presidenti ed ex consiglieri, considerando anche le reversibilità dovute agli eredi, parliamo di ben 250 politici ed ex politici che hanno vinto una vera e propria tombola.
Parliamo di 12,5 milioni di euro di soldi dei cittadini, che finiranno sui conti correnti dei politici del Lazio soltanto per quel che concerne il 2022. Che tradotto singolarmente, significa una media di 2.700 euro netti per chi ha alle spalle una legislatura,
4.300 per chi ha fatto 2 legislature e 5.300 per chi ne ha fatte 3.
Tra i fortunati a godere dell’assegno, moltissimi politici di sinistra, ci sono gli ex presidenti socialisti Giulio Santarelli, Bruno Landi, Gabriele Panizzi, Sebastiano Montali, oltre al democristiano Rodolfo Gigli e il verde Arturo Osio. Sempre in ambito di centrosinistra, assegno anche all’ex presidente Piero Badaloni, Piero Marrazzo e per il dem Esterino Montino, marito di Monica Cirinnà, quella della legge sulle coppie gay. Altri assegni sostanziosi vanno ad Angiolo Marroni, del centrosinistra, che supera i 6.000 euro. 5.000 per il verde Filiberto Zaratti e per la comunista Giulia Rodano. Oltre al dem Stefano Paladini. 5.500 euro mensili netti per il dem Michele Pompeo Meta, ex presidente del Consiglio di amministrazione di Trenitalia. C’è anche un ex presidente del Lazio che rinuncia vitalizio. E’ di destra, ed è Francesco Storace.
Insomma, gira e rigira, i cittadini con l’agenzia delle entrate devono sempre e solo versare. Oppure se hanno un reddito gli viene tagliato. Se si fa politica piove sempre sul bagnato. Ma in questo paese va bene così, visto che gli italiani scendono in piazza solo per le partite di calcio.