I tagli dei vitalizi aboliti dal Senato e l’aumento delle indennità dei capigruppo alla Camera sono solo il fanalino di coda di una lunga sequela di aumenti e di prebende attuati un po’ in tutta Italia, tra consigli regionali e Comuni. Questo avviene dopo il boom anticasta del Movimento 5 stelle che a causa di candidati sbagliati, voltagabbana, oltre alla scomparsa di Gianroberto Casaleggio e il ritiro di Beppe Grillo con un indimenticabile “Draghi grillino”, ha relegato i pentastellati fuori dalle stanze dei bottoni. Cosicché i partiti possono fare scempio dei tagli e tornare a legiferarsi i privilegi nel totale silenzio dei telegiornali.
E allora come ha potuto la casta di destra e di sinistra trovare tanti soldi da mettersi in tasca con delibere, leggi e leggine?
In primis grazie a una norma approvata nella legge di bilancio del 2021 operata dal Draghi e paradossalmente votata anche dai 5 stelle di Giuseppe Conte che era in maggioranza. Una norma che puntava a dare aumenti a sindaci e assessori comunali a patto che a pagare fossero solo i Comuni con i loro fondi. Poi va da sé che gli aumenti sono iniziati senza badare a questo aspetto.
E quindi gli ultimi in ordine di tempo, la Puglia di cui vi ho parlato nel precedente video, che ha istituito un bonus per ogni consigliere da 40 mila euro. E poi – sempre di recente – il Friuli Venezia Giulia, che ha già adeguato all’inflazione l’assegno dei vitalizi per gli ex componenti del consiglio regionale davanti alle sole proteste della capogruppo grillina Rosaria Capozzi, secondo la quale «in pochi mesi si sono visti aumentare l’assegno mensile dell’8% ». In Sicilia l’aumento per i deputati regionali è stato in un colpo solo di 850 euro al mese, passando così da 9 mila a 9.850 euro. In Sardegna, dove governa il pluriindagato Christian Solinas, i consiglieri regionali si sono aumentati lo stipendio di 300 euro mensili. In Trentino Alto Adige, sia a Trento che Bolzano, hanno incrementato non lo stipendio, ma i vitalizi del 4% per 3 anni.
Anche nei Comuni è corsa agli aumenti degli stipendi. A Roma, nonostante i debiti, i consiglieri comunali guidati dal sindaco Gualtieri, in aprile hanno delibertato il raddoppio dello stipendio (fino a 3.500 euro), dopo che in un primo tentativo era stato bocciato dalla Corte dei conti perché “mancava la previsione della spesa”. A Verona una determina del segretario generale stabilisce le nuove indennità: lo stipendio del sindaco è aumentato di 3 mila euro, passando da 6.767 euro a 9.672 al mese. A Palermo i consiglieri i comunali hanno fatto una sorta di sciopero bianco e per diverse settimane non si è raggiunto il numero legale delle sedute. Adesso è arrivata la promessa che almeno il 50% dell’aumento dell’indennità sarà garantito grazie ai fondi stanziati dalla Regione (che, per inciso ha un debito di 5 miliardi di euro).
Insomma, per i politici non c’è bisogno di scendere in piazza come fanno in Francia. Basta battere cassa, approvare per alzata di mano l’aumento e il gioco è fatto. Alla faccia dei cittadini per i quali esistono solo stipendi da fame e guai con i manganelli se osano protestare legittimamente.