Sapevate che sono 80 gli assunti d’oro voluti da Giorgia Meloni a Palazzo Chigi? Nell’elenco dei nominati c’è un po’ di tutto. Ma soprattutto si tratta di amici di partito, o di trombati alle elezioni, spesso ex deputati, che col governo di centrodestra hanno comunque rimediato ad una poltrona con stipendi sostanziosi. Pensate che nessuno guadagna prende meno di 25 mila euro l’anno spesso per incarichi da passacarte e di immagine che non di responsabilità vera.
Di questi 80, vediamo chi sono quelli che guadagnano di più.
Patrizia Scurti l’ha voluta Giorgia Meoni a capo della segreteria particolare con stipendio da 180 mila euro lordi all’anno.
Giovanna Ianniello invece è «coordinatrice eventi di comunicazione» a160 mila euro.
Gaetano Caputi, già direttore generale di Consob a 400 mila euro e incompatibile componente dell’authority per il diritto di sciopero , è stato nominato capo di gabinetto alla modica cifra 221.000 euro. In Consob fu indagato di ostacolo alla vigilanza nell’ambito della fusione Unipol Sai, e prima di approdare a palazzo chigi era capo di gabinetto del ministro del Turismo Massimo Garavaglia del governo Draghi.
Mario Sechi, lunga militanza nelle testate di destra come Libero, Il Tempo e Panorama, è stato nominato capo ufficio stampa di Palazzo Chigi a 160 mila euro. Parliamo di una sorta di ciambellano dei potenti di turno. Infatti, Sechi è stato montiano, poi renziano, poi draghiano e ritiene che “Non sia professionale” da parte di un giornalista fare domande. E abbiamo detto tutto.
Il vice di Sechi è Fabrizio Alfano, giornalista dell’Agi che Sechi ha diretto fino a prima dell’attuale incarico, e fu già portavoce di Gianfranco Fini quand’era presidente della Camera: stipendio 120 mila euro.
Tommaso Longobardi, autore della Voce del patriota: 80.000 euro.
Carmelo Dragotta, coordinatore del settore amministrativo della comunicazione 75.000 euro-
Il più pagato dello staff del vicepresidente del Consiglio nonché ministro degli Esteri Antonio Tajani, è l’ex deputato Sestino Giacomoni, trombato alle ultime elezioni politiche, qui ricompensato con 50 mila euro l’anno in veste di «consigliere per la politica economica e imprenditoriale».
Degna di nota è pure la posizione dell’ex calciatore del Milan, ed ex deputato, Giuseppe Incocciati in veste di «consigliere per le tematiche giovanili e sportive»: a 30 mila euro l’anno.
Quanto al regista Pupi Avati, nominato tra i consulenti ed esperti per «le tematiche afferenti al settore della cultura», il ruolo è a titolo gratuito.
Invece, tra i 15 nominati d’oro del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, c’è l’ex deputato Armando Siri, in qualità di «consigliere per le politiche economiche, del credito e dello sviluppo sostenibile», con un compenso di 120 mila euro all’anno.
Siri è indagato per corruzione e la sua posizione nel processo dipende da come si pronuncerà la Corte costituzionale in merito ad alcune intercettazioni che lo riguardano quand’era senatore.
Altri 120 mila euro se li becca il vicesindaco bergamasco di Chiuduno Stefano Locatelli, nel ruolo di «consigliere per i rapporti con le autonomie».
L’avvocato dello Stato Paolo Grasso, è invece il capo di gabinetto del ministero di Salvini con circa 100 mila euro annui.
Contratto da 60 mila euro per il portavoce di Salvini, Matteo Pandini,
Infine, tra la pletora dei 24 consiglieri diplomatici assunti dai sottosegretari meloniani ce ne sono due alle dipendenze rispettivamente di Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Il primo ha voluto come consigliere giuridico il docente alll’Università di Genova Francesco Farri, con un compenso da 80 mila euro, e come capo di gabinetto il consigliere parlamentare della Camera Nicola Guerzoni alla stessa cifra. Fazzolari come segretari particolari ha scelto Camilla Trombetti, a 60 mila euro, già consulente di FdI, ed Emilio Scalfarotto, dirigente di FdI a Fiumicino con 85 mila euro l’anno.
Insomma, niente male per una poltrona, spesso defilata, lontana da occhi indiscreti, e soprattutto dalle cronache televisive, che si occupano semmai di sostenere la propaganda di Meloni contro il Reddito di cittadinanza, e in generale contro i poveri.
Per gli 80 assunti d’oro dal governo Meloni non si bada a spese. I soldi ci sono.