“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Articolo 11 della Costituzione italiana.

Se l’Italia ripudia la guerra non può inviare uomini e armi nel conflitto ad Est atte ad offendere il popolo russo.

Se l’Italia ripudia la guerra non può inviare uomini e armi nemmeno per risolvere controversie tra separati in casa come l’Ucraina e la Russia.

L’Italia avrebbe qualche giustificazione se l’Ucraina fosse un Paese Nato, in un contesto di alleanza difensiva tra più nazioni europee. L’Ucraina non lo è.

L’Italia ripudia la guerra, ma non può escludere di mandare supporto logistico con le sole armi senza parteciparvi. In questo caso dovrebbe discuterne il Parlamento. Non che Draghi faccia annunci strampalati a priori senza discussione in Aula.

L’Italia ripudia la guerra, ma se non può sottrarsi ai vincoli internazionali che ha con l’Europa e con la Nato, dev’esserci una regia comune. E’ infatti l’Europa che parla di strategia di sicurezza. Non che Draghi sbraiti “mandiamo i militari in Ucraina”, oltretutto senza nemmeno il dibattito in Aula.

Insomma, se la Costituzione c’è va rispettata. Le deroghe servono solo a togliere prestigio alle istituzioni e agli uomini che ne fanno parte. Anche nel caso della guerra Ucraina-Russia. Senno tanto vale abolirla.

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