«Nel Movimento 5Stelle le regole valgono per i nemici ma si interpretano per gli amici. E nel tempo le regole i pentastellati le hanno sempre infrante. Dall’inizio. Con le espulsioni, cambiandole in corso d’opera, nascondendosi dietro la democrazia diretta. Nel Movimento le decisioni le prendono in tre. Poi quando piovono ricorsi, ne escono battuti. Adesso rivotare il leader è l’ennesima tegola sui 5Stelle che hanno scelto Conte inseguendo il personalismo e non i valori, gli obiettivi, l’identità del Movimento. Più che uscirne male, Conte è entrato male. Sulla revisione dello Statuto ha iniziato in un conflitto con Beppe Grillo, che l’ha smentito. Di Maio si è ricavato una leadership interna e sotterranea, che Conte non è riuscito a ribaltare. È un leader azzoppato. Un avvocato, l’avvocato d’Italia, come si definì, non ha verificato che dal punto di vista formale fosse tutto a posto? Già questo non dà molta credibilità per il futuro».
Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, ex grillino con la barra dritta. Come dargli torto?