Poiché «la direzione intrapresa dal Movimento 2050 è lontanissima da me e dal M5s».

Poiché «Grillo ha perso credibilità».

Poiché si è opposta «alla svendita della città con l’alleanza tra M5S e Pd alle Comunali, che ha ridotto l’M5s a Napoli ad essere rappresentato da 5 consiglieri e 2 assessori provenienti da altri partiti e assolutamente sconosciuti».

Poiché era contraria in consiglio regionale alla «cancellazione da parte del mio gruppo della commissione Terra dei Fuochi», alla «mia espulsione dalla commissione Trasparenza perché mi sono rifiutata di fare eleggere un presidente di Lega o Forza Italia». Prese di posizione che avrebbero causato «episodi di mobbing» ai suoi danni.

Poiché «la poltrona li ha trasformati in mostri bulimici, che ingannano ogni giorno con le stesse edulcorate e false immagini di una attività politica risibile orientata solo ad acchiappare qualche like».

Poiché condanna l’astensione al voto 5 stelle alla «delibera della presidenza del consiglio regionale (poi cancellata) con la possibilità di assumere i parenti degli eletti, l’astensione in commissione immunità su Renzi e Cesaro».
Per questi motivi chiede «scusa agli elettori per aver portato nelle vostre case questi che si sono dimostrati fantocci venduti interessati solo alla poltrona».

Conclude amara: «Mi sono fidata anche della giovane età e dell’apparente onestà di quelli che nel 2018 abbiamo fatto entrare in massa, certa che la loro inesperienza sarebbe stata colmata dal senso del dovere e che sarebbero cresciuti imparando».

Così Marì Muscarà, consigliera regionale pentastellata in Campania, lascia il Movimento 5 stelle dopo 6 anni, al secondo mandato con oltre 3.700 preferenze. Resterà consigliera.

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