Il pubblico ministero Catello Maresca, titolare di inchieste contro i Casalesi che 10 anni fa portarono in galera gli Zagaria, è il magistrato che il centrodestra aveva candidato sindaco a Napoli senza successo. E’ diventato il leader dell’opposizione nel Consiglio comunale della città più grande del Sud Italia. Ed ora, da consigliere comunale, torna pure in magistratura in veste di consigliere di Corte d’Appello a Campobasso, in Molise, con parere favorevole di 11 togati del Consiglio superiore della magistratura e ben 10 astenuti.
Un corto circuito inedito e sfacciato di conflitto di interesse perché riguarda un magistrato schierato ed eletto nelle istituzioni, che per ragioni etiche – pur in mancanza di una Legge a riguardo – non dovrebbe svolgere attività forense. Il magistrato osserva la Legge e la Costituzione non i partiti. Un corto circuito che indigna anche l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, diventato politico dopo aver lasciato la toga, che parla di «una vergogna che si possa fare il politico e il magistrato allo stesso tempo».
Anche nello stesso Csm il consigliere “togato” di Area Giuseppe Cascini condanna apertamente Maresca: «Ritengo che non sia accettabile consentire a un magistrato il contemporaneo svolgimento di attività politica e funzioni giudiziarie. Si tratta di una gravissima commistione tra attività giudiziaria e politica che rappresenta un grave vulnus per l’immagine di imparzialità e di indipendenza della magistratura».
E’ vero che Maresca non era certo un fenomeno in tema di idee e programmi, visto che lo ricordiamo per aver chiesto il voto in quanto “sono il candidato sindaco più bello“. Con questa incompatibilità di consigliere comunale a Napoli e giudice a Campobasso, a Milano lo possiamo chiamare faccia di c… Ce ne va dell’immagine di tutta la magistratura nel vergognoso silenzio dei partiti. Soprattutto di centrodestra, usi ad attaccare i magistrati quando si tratta di difendere i loro imputati spesso pregiudicati, ma del tutto muti se il magistrato comizia in loro favore.