Gli “splechi di Lai Cina” con le dita che camuffano gli occhi a mandorla dei cinesi per introdurre un servizio sugli sprechi della Rai in quel di Pechino, sono una gag come un’altra. Sono uno stereotipo che non sminuisce la comunità cinese. Semplicemente la identifica. Per così poco, i due autori della gag Gerry Scotti e Michelle Hunziker, conduttori di Striscia la notizia, sono stati insultati sui social e addirittura minacciati di morte. Succede nel 2021 come nel 1985, quando Andy Luotto, comico del gruppo di “Quelli della notte”, smise i panni del travestito da beduino arabo. Infatti, anche allora fu minacciato di morte da sedicenti sauditi, nonostante all’epoca non erano ancora iniziati ad arrivare i barconi carichi di migranti in Italia.
La satira non ha colori né razza
Passano gli anni, i decenni e le epoche, ma il mondo dello spettacolo continua ad essere bersaglio di fanatici che hanno la meglio nell’indurre alla censura alcune forme di satira, perlopiù leggera. C’è un’intolleranza razzista, questa sì, che induce a fare distinzioni proprio perché pare che le razze in questione si sentano davvero inferiori.
Altrimenti non ci sarebbe motivo di tollerare Crozza che fa il travestito isterico per imitare l’ex presidente siciliano Crocetta, diventa una checca “sfranta” quando scimmiotta Spirlì, si trasforma nel nano Brunetta o esalta i tic nervosi del Dibba. Tolti i casi inimitabili, in quanto ridicoli di loro come Vladimir Luxuria, guai a Crozza se uno di quei personaggi divertentissimi fosse nero o – a questo punto – cinese. O ebreo, visto che non c’è traccia di imitazioni nemmeno di Liliana Segre o altri.
Scuse sbagliate
Ripeto. Vien da pensare che ci sia uno spaccato di società di mentalità crucca, che con la minaccia della violenza ci obblighi davvero a pensare che negri e cinesi siano inferiori. E a trattarli come tali ignorandoli come se fossero dei disabili. Tuttavia, fatico a credere che ci sia un solo cinese che s’offenda a imitarlo con l’occhio a mandorla mentre dice “una bila glande”.
Gerry Scotti e Michelle Hunziker, con le loro scuse postume, danno un cattivo contributo alla causa della satira in par condicio. Cadono nella trappola del razzismo al contrario.