«Non me la prendo per i 3 miliardi di euro dati ad Alitalia dal governo. Sono solo nuovi soldi bruciati. Il problema è che noi vogliamo una partita arbitrata in maniera equa e non a favore di un solo giocatore come sta facendo il governo. Non si possono alzare barricate a difesa della compagnia italiana e pensare a norme “comuniste” che nemmeno nella Corea del Nord avrebbero senso. Qui per salvare Alitalia si impone a tutto il settore di adeguarsi a regole che creano squilibri. Qui si sta cercando di costringere gli aeroporti a stipulare accordi con la compagnia di bandiera e ad allontanare gli altri vettori. Non solo: si chiede a tutti di rispettare i contratti di lavoro siglati solo da Alitalia con alcuni sindacati, alzando i costi dei concorrenti. Si fa l’opposto di quanto sarebbe logico fare. Ossia abbattere i costi, tagliare le tasse abolendo le addizionali comunali che gravano sui passeggeri. E invece si adotta uno schema protezionistico. Prendiamo gli aiuti di Stato di Germania e Francia: non sono il massimo ma almeno questi Paesi non cercano di uccidere la concorrenza. L’Italia e il suo turismo hanno un estremo bisogno di concorrenza e di traffico diretto verso le regioni, anche per sostenere l’occupazione giovanile e le ricadute positive sui territori. Il decreto, invece, costringerà le low cost ad abbandonare alcune zone del Paese. Per quello che ci riguarda noi non chiediamo soldi a nessuno, possiamo rimanere in piedi con le nostre forze anche per un anno. Ma lei lo sa che Grecia, Portogallo e Spagna guardano all’Italia e sorridono quando vedono certe decisioni del governo? Pensi che regalo farà l’Italia ai suoi concorrenti se passeranno queste norme. Per questo motivo siamo pronti a dare battaglia e a salvaguardare i nostri interessi dando il via ad un ricorso in sede europea per aiuti di Stato ad Alitalia. Ma prima di passare all’attacco vorrei incontrare il premier Giuseppe Conte».

Michael O’Leary, capo di Ryanair, contrario al decreto Rilancio del governo Conte.

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