Leggo attentamente i principali giornali da decenni, in particolare il Fatto quotidiano, fin dalla prima edizione del settembre 2009. Conosco bene il Fatto, la storia di chi ci scrive e di chi collabora. E’ un giornale che non può mancare nella rassegna stampa. Ha tanti pregi, ne ha per tutti, benché i palazzinari lo riducano a “bollettino delle procure”. La sua “autonomia” dai padroni viene spesso ricordata e vantata nelle sue colonne, ultimo esempio il botta e risposta tra Padellaro e Travaglio del 24 aprile a corredo di un piagnisteo sulle “ectoplasmatiche conurbazioni di dividendi”, che governano i cambi di direzione nei quotidiani di sinistra (Repubblica-La Stampa- Huffington Post).
Il Fatto a direzione Travaglio è sì la cronaca ruvida e provocatoria, è risoluto e anche comico negli epiteti (“cazzaro verde” e “cazzaro rosé” a Salvini e Renzi costano al quotidiano il rifiuto di soffiate e di interviste da parte di salviniani e renziani), pur essendo una testata di giornalisti smaccatamente di sinistra (buona parte del team proviene dall’Unità, a iniziare proprio da Padellaro e Travaglio).
Il Fatto è altresì un luogo sicuro per tanti spiantati che si sono improvvisati giornalisti (Scanzi è il primo della lista dei miracolati con i suoi “soldout” teatrali da qualche decina di posti a sedere pompati sul Fatto), seguito da Selvaggia Lucarelli (fidanzata con Scanzi finché non fu assunta), Stefano Caselli (figlio dell’ex procuratore antimafia Giancarlo consulente giuridico per gli articoli di Travaglio) e altri cosiddetti “pensatori liberi”. Liberi finché non cozzano con le lune del Direttore.
Il quale si è ormai da tempo schierato tout curt con i 5 stelle e in particolare col governo Conte. Non che questo significhi leggere sul Fatto fake news o critiche (purché) velate. Si coglie tuttavia una narrazione accomodante nei titoli e nei testi, se il soggetto da trattare viene “accarezzato” da Conte. Cito solo l’ultimo esempio odierno: a pagina 2 di oggi leggiamo che Forza Italia non sfiducerà il ministro Gualtieri. Ebbene, Berlusconi non è più il “Caimano”, il “pregiudicato”, “Papi” o altri simpatici vezzeggiativi dell’ineguagliabile Travaglio. No, Berlusconi per il Fatto diventa “il Cavaliere”, senza nemmeno “ex”, visto che il titolo gli fu tolto dopo la condanna per frode fiscale. La foto a corredo dell’articolo di un Berlusconi sorridente al posto delle solite azzeccate caricature del Fatto, sono il sintomo di una pelosa inversione a U.
Questa virata nei confronti di B. è perché Conte s’è rivelato indulgente con il partito dell’ex premier di Arcore. Più volte Conte – nelle conferenze stampa dedicate ai provvedimenti contro il coronavirus – ha ringraziato le opposizioni augurandosi collaborazione, tradotto sostegno in Aula da parte di Forza Italia per blindare ancora di più la maggioranza del governo. Va tutto bene, per carità. Nulla di paragonabile con lo schifo che avevamo ai tempi della destra e della sinistra. Epperò la narrazione del Fatto non è più distaccata. Anzi, un pensatore libero potrebbe prendersi la libertà sacrosanta di bollare di opportunismo e di paraculaggine la tecnica di un premier che cerca di aggraziarsi le opposizioni. Soprattutto di un partito come Forza Italia e della sua storia recente. Invece no. Il Direttore non gradisce.
Ecco, nulla di grave – c’è molto di peggio di cui occuparsi – però, insomma, preferirei smettere di leggere sul Fatto i pistolotti autocelebrativi sulla ostentata “libertà” che si cantano e si suonano da soli al Fatto. Abbiamo capito che al Fatto hanno in serbo il sogno di traslocare al programma “Accordi e Disaccordi” la “terza camera” di Bruno Vespa a Porta a porta. Bastava vedere i visi prostrati e timorosi dei conduttori Scanzi e Sommi quando avevano il premier ospite. Sono stati loro gli strappalacrime di Conte. Conduttori in ginocchio, lontanissimi dal piglio arrogante dei saputelli che mostrano a La7. Moderatori che sembrano addetti stampa, e che infatti riescono ad avere ospiti ministri e deputati pentastellati certi di essere in un salotto amico. Altro che disaccordi. Ma il giornalista, scondo Travaglio che ha versato fiumi di inchiostro su Vespa e su Fazio accusati di servilismo, non doveva essere urticante? Attendiamo la parodia dell’articolo in foto nella simpatica tendina quotidiana “lecca lecca”.