«Ho sempre collaborato con la Regione Lombardia, non mi sono mai sottratto. È anche per questo che quando mi è stato chiesto di esprimere un parere sull’ospedale alla Fiera di Milano ho risposto che lo ritenevo, per come era stato concertato, inopportuno per diverse ragioni: la prima è che ritenevo, quando si è iniziato a discutere del progetto, che per quando la struttura sarebbe stata pronta, la curva di ricoveri in terapia intensiva sarebbe stata in calo, e così è stato. Poi perché credo che non si possa assemblare un reparto di intensiva senza fondarlo su un gruppo di medici e infermieri abituati a lavorare insieme. E poi perché non penso che una rianimazione possa essere svincolata, anche in termini di spazi, da una struttura ospedaliera. Ho espresso le mie ragioni, durante un incontro a Palazzo Lombardia, in modo molto chiaro. E ho preso atto che ero l’unico a pensarla così».
Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione al San Raffaele di Milano, medico personale di Silvio Berlusconi, nonché fratello di Paolo Zangrillo, candidato alle elezioni politiche con Forza Italia.