Il rapper Sfera Ebbasta è indagato per induzione all’uso di droghe a causa di ciò che dice nei testi dei suoi monologhi seguiti dai giovani.
Mai nessuno si sognò di indagare per un simile reato Vasco Rossi quando cantava “coca chi non vispa più e si fa le pere…”, o “dieci gocce di Valium“. Nessuna indagine per Eugenio Finardi che negli anni ’70 scrisse “Legalizzatela“. Per non parlare di Neffa che nel 2001 spopolò fra i teenager con “La mia signorina“, che “brucia sempre” e che “cerca sempre il sole”, inno alla marijuana che fa il paio con “Maria Maria” degli Articolo 31.
Mi fermo a questa incompleta lista di esempi di canzoni che evocano abitudini sbagliate, non salutari, ma che restano una forma di apologia libera. La magistratura dovrebbe processare i reati, non le intenzioni come nel caso di Sfera Ebbasta, alias Gionata Boschetti. Una sorta di Fabrizio Corona del rap, un po’ sbruffone e spavaldo perché decanta i propri guadagni facendo il rapper. Uscito indenne – e ancora spavaldo – da responsabilità dirette in occasione della strage della discoteca di Corinaldo, dove Sfera era atteso per mezzora di esibizione.
Ma si sa, certi magistrati vivono anche di ribalta, oppure tentano di ergersi a moralizzatori con reati ridicoli. Quindi ogni pretesto è buono per inventarsi dei reati come quello contestato al giovane di Cinisello: “Istigazione all’uso di droghe“.
PS Già che ci siete indagate pure Calcutta per la sua cliccatissima “Paracetamolo”. Potrebbe essere passibile di istigazione all’uso di Tachipirina.