Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando si oppone all’applicazione delle norme contenute nel Decreto Sicurezza fortemente “leghizzato” (decreto Salvini) e che prevede la non iscrizione all’anagrafe dei migranti alla scadenza del permesso di soggiorno. Condizione che priverebbe gli interessati di ogni diritto elementare, anche quello di ricevere cure in ospedale. Orlando, disobbedendo a una legge in vigore, rischierebbe un’indagine di abuso d’ufficio e revoca del mandato. Allo stesso tempo, la Legge potrebbe finire all’esame della Corte costituzionale. Un modo per capire davvero se il Decreto Salvini cozza contro l’articolo 10 della Costituzione che garantisce sempre, oltre al diritto di Asilo, anche «l’effettivo esercizio delle libertà democratiche» estese agli stranieri.

Il sindaco di Palermo non è il solo a voler disobbedire al Decreto Salvini. C’è anche Luigi De Magistris, sindaco di Napoli al secondo mandato. Parliamo di due figure che ormai dieci anni fa rappresentavano la rivoluzione arancione, quella nata su una delle tante crisi della Sinistra e del Pd. Parliamo di due sindaci in cerca di orizzonti politici che vanno ben oltre il localismo cittadino. Parliamo di sindaci che sulla pelle dei migranti fanno campagna elettorale con lo scudo del razzismo e della discriminazione. Sarà. Rimane il fatto che i passeggeri senza biglietto sul treno, e in perenne fuga negli ultimi vagoni sono sempre e soltanto neri.

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