Theresa May
Brexit l’hanno votata in maggioranza gli inglesi grazie a un referendum voluto dall’attuale governo della permier inglese Theresa May (52% contro il 48%). Significa che la Gran Bretagna esce dall’Unione europea e non sarà più tenuta a rispettare i Trattati che riguardano soprattutto l’economia e l’immigrazione. La stampa europea – compresa quella italiana – tratta l’argomento con condanna e con commiserevole distacco. La Gran Bretagna viene dipinta come un Paese ribelle che s’avventura da solo come un piccolo kamikaze nell’economia globale, dove la fanno da padroni colossi come gli Stati Uniti, la Cina e l’India. Theresa May è diventata una sorta di Cenerentola europea, costretta a “trattare” con i padroni europei (Merkel e Juncker), col cappello in mano. In realtà la May sta percorrendo tutte le tappe diplomatiche necessarie al divorzio dall’Europa senza rinnegare nulla e col rispetto istituzionale dovuto all’esito del voto ottenuto nel suo Paese. La maggioranza degli inglesi non apprezza questo tipo di Europa e se ne escono a testa alta. Del resto, loro hanno la sterlina, non l’euro. La sterlina è l’unica valuta di corso legale alla quale la Gran Bretagna non ha mai rinunciato. Come alla propria valuta non hanno rinunciato altri Paesi europei (Svezia, Slovacchia, Polonia). La sterlina rimane una valuta forte. I timori che si svalutasse dopo l’esito del referendum sulla Brexit, sono andati disattesi. Anzi, dopo un’iniziale svalutazione, la sterlina ha ripreso quota e da sola – al cambio – vale addirittura più dell’euro. Questi i fatti. In Italia, tuttavia, i giornali danno voce a chi in Gran Bretagna invoca un secondo referendum per la riannessione della Gran Bretagana all’Europa. Solitamente si tratta di scrittori, politologi e qualche deputato di opposizione laburista. Ma l’ipotesi di un secondo referendum non esiste. L’unica prospettiva della Gran Bretagna, è l’uscita dall’Unione europea, che così potrà legiferare come vorrà in modo autonomo e sovranista. Salvo imprevisti, la Gran Bretagna rimarrà un Paese fieramente indipendente, piccolo, ma allo stesso tempo scomodo agli unionisti dell’Europa, che non stanno avendo scuse o motivi veri di condanna per la scelta inglese. Quindi, le discussioni e le analisi sulle presunte “fatiche” della premier May, che ha incassato la fiducia dal suo governo ieri, sono un nuovo smacco per i critici e i catastrofisti che tifano per l’unione monetaria dell’euro.