Beppe Grillo col suo dentista Flavio Gaggero
Il Movimento 5 stelle post-grillista è sul Titanic, e al timone c’è il 30enne Luigi Di Maio, consigliato sulla comunicazione nientepopodimenoche da Rocco Casalino. Il candidato premier gioca col suo ruolo come se scherzasse col fuoco. Rilascia dichiarazioni a nome di tutto il Movimento, come se ognuno si sentisse rappresentato da ciò che Di Maio dice. In tempi non sospetti, senza il voto di consultazione della base, sarebbe stato un attimo sentirsi dire “tu non mi rappresenti”. Oggi invece Di Maio ha carta bianca, come quella igienica, come quella che Grillo non avrebbe mani dato al Pd di Bersani durante quel ridicolo confronto con Lombardi e Crimi nel vano tentativo di creare un accordo di governo.
Oggi Di Maio voterebbe a favore dell’uscita dell’euro, ma siccome nessuna base è stata consultata, ecco allora correggersi per parlare di “estrema ratio” (Laura Castelli qualche giorno, incalzata sull’argomento, fa non azzardò una preferenza). E’ ormai evidente che l’entusiasmo da leader ha fatto perdere a Di Maio la bussola della prudenza. La teca di San Gennaro baciata deve averlo inebriato di licenziosità politica. La frase «Non vogliamo sacrificare il benessere degli italiani sull’altare dell’euro», Di Maio l’ha detta in tv per ammiccare le massaie. Mica s’è azzardato a ribadirla a Cernobbio. Mica è scemo, Di Maio! Anche perché il sovranismo grillista non si ancora ben capito come possa essere attuato, e su quali basi si andrebbe in Europa a trattare le condizioni dell’Italia per rimanere nell’euro. Un Paese che si è indebitato con tonnellate di corruzione e di assistenzialismo improduttivo figlio del voto di scambio.
E’ un peccato che con la morte di Casaleggio, il Movimento sia diventato un partito verticistico che ha totalmente tradito i suoi ideali iniziali di partecipazione e di democrazia diretta. Se ne sono accorti ormai tutti, i veri grillini che odiano il potere dello scranno. Tutti più o meno sfanculati o accusati di opportunismo (quale?) dai post grillini malati di ignoranza capra. Anche nell’entourage del fondatore si sta facendo terra bruciata. Dopo i vari Becchi, tanto per rimanere in terra genovese, al coro dei pensanti si unisce anche Flavio Gaggero, storico dentista di Grillo (che cura i migranti gratis), e che proprio in tema di 5 stelle dichiara: «Prenda Luigi Di Maio. Per come la vedo io è uno che ha imparato a memoria la lezioncina, le cose da dire. Ma oltre a quello, cosa c’è?… All’inizio con Grillo si erano messe in moto belle energie, ora non le vedo più». Insomma, «Sì, sono deluso. Hanno una classe dirigente senza alcuna cultura politica. Prima i partiti formavano gli eletti. Potevano crescere e acquisire esperienza, passo dopo passo. Adesso invece vedo una grande improvvisazione, a volte arrivismo». E’ evidente che i 5 stelle del vertice attuale guardano ai sondaggi. Di Maio cerca (crede?) di influenzare la base, nel tentativo di diventare “uno conta un milione”. Peccato che il progetto del partito del meno peggio, abbia intrapreso la strada della politica novecentesca. Così non rimane che disertare le urne per ingrossare il partito degli astensionisti. Quello sì, il più grande.