La Rai vuol querelare il governatore campano Vincenzo De Luca per aver aver parlato di camorrismo in alcuni servizi giornalistici trasmessi da Rai3. Si ribaltano i ruoli: anziché essere il politico che querela il giornalista, è il giornalista che querela il politico. E’ il giornalista l’offeso dalla critica del politico, ma che è pronto ad invocare la libertà di critica quand’è il politico a perseguirlo. Niente di più folle. Spetterà al giudice stabilire se camorristico è diritto di critica o un insulto degno di risarcimento. Dopo il mio silenzio mafioso di De Corato, il terrorista mediatico di Cicchitto rivolto a Travaglio, quest’ultimo che ha risarcito Schifani per averlo paragonato a un lombrico, Berlusconi che minacciava di querelare Repubblica, la rubrica del giornalista del giorno sul blog di Grillo, e Di Maio che dalla Gruber è stato rimbrottato dal solito Travaglio che si arroga il diritto di critica ai politici con la pretesa che i politici stiano in silenzio…
Ecco, prima di passare per fascisti noi giornalisti, credo che in un Paese libero il diritto di critica debba essere lasciato anche ai politici. Non vedo ragioni perché un politico non possa attaccare un giornalista. Le armi del giornalista stanno nel dare risalto ai fatti che infastidiscono il politico. Sarà poi il lettore a giudicare patetico l’attacco del politico. E’ sbagliato e liberticida pretendere il silenzio dei politici come spesso invoca proprio lo stesso Travaglio. La Rai, anziché querelare De Luca, potrebbe “vendicarsi” proponendo uno speciale sulle vicende processuali del governatore campano che molti non conoscono. Del resto, il potere della Rai e dei giornalisti in genere, è assai maggiore e più influente di un governatore di Regione che la taccia di camorrismo. E senno che quarto potere è la stampa?