Il vento è cambiato e continua a cambiare con la presenza dei 5 stelle che aumenta nelle istituzioni un po’ beffardamente come aumentano i migranti. Col passare delle tornate elettorali sono sempre di più i consiglieri nelle regioni e i sindaci stellati, che pian piano vanno a formare un mosaico nuovo sotto il profilo della gestione del potere in Italia. I 5 stelle concepiscono il potere come strumento di servizio collettivo, e non come arma di ricatto. Ma poiché nell’Italia unitaria l’interesse collettivo non è mai esistito, il Paese onesto dovrebbe rallegrarsi di questa rivoluzione ormai inesorabile.
Vincere 5 ballottaggi su 5 in città di medie dimensioni e con l’innesto di una trentina di nuovi consiglieri nelle regioni per un Movimento considerato anti-politica e anti-sistema e senza un solo quattrino sporco, significa che l’Italia è ormai avviata verso una rivoluzione che prima o poi dovrà riguardare anche gli equilibri di potere ai suoi piani alti. Del resto i partiti se ne sono accorti già da un pezzo. Loro, i partiti, cercano di galleggiare sulle macerie del potere che ancora gestiscono, e tengono, per elargire o ricevere favori il più delle volte personali. Siano poltrone, nomine o buonuscite, ormai il partitismo aziendalistico che per decenni si è arricchito sulla pelle dei cittadini, si sta smobilitando mentre sfrutta gli ultimi colpi di coda. Sentire una berlusconiana come Michaela Biancofiore dirsi intenta a lasciare Forza Italia per passare nel gruppo Misto, significa sancire che l’Italia sta chiudendo un’epoca politica e di metodo.
Renzi è un premier abusivo che sta esaurendo il suo ego credendosi un leader amato. Lui continua ad usare quella spocchia da buffone per ostentare potere, ma ben sa, o dovrebbe aver capito, che la sua corsa a un premierato legittimato dal voto popolare sarà un’impresa ardua, per non dire impossibile. Renzi ha usato il Pd come un taxi per mettersi in mostra, senza rappresentare nessuna sinistra. Che, anzi, ha preso a calci con varie riforme suicide: dallo smantellamento dell’articolo 18 fino alla riforma della scuola, a Renzi conviene vivacchiare tenendosi stretto nel governo qualche boss del clan dell’Ncd, altro partito senza voti destinato alla scomparsa ancor più veloce del berlusconismo di cui è figlio, prima di dire addio a Palazzo Chigi. Non è un caso che l’impopolarità dell’ex sindaco di Firenze sfoci nel voler rinunciare alle primarie del partito mentre si dice sicuro di poter reggere a Palazzo Chigi fino al 2018.
La Lega in mano a Salvini sembra destinata all’eterna opposizione, visto che Salvini funziona sugli slogan ma non è in grado di sviscerare un discorso nel profondo delle problematiche. Ecco allora i 5 stelle. Che con Luigi Di Maio e qualche altro deputato carismatico, contribuiscono a far crescere il Movimento di Beppe. Il vero eroe di questa rivoluzione. Soprattutto adesso che si è fatto un po’ da parte come doveva essere.