alta velocità attentato

Terrorismo o non terrorismo, i recenti attentati all’Alta velocità, fortunatamente di entità quasi simbolica e soprattutto senza morti e feriti, dimostrano che lo Stato italiano è un’istituzione impotente. Di recente, durante un viaggio verso Roma col Frecciarossa, mi sono preso uno spavento in una galleria nei pressi di Firenze quando ho sentito un forte botto dal suono metallico sotto il vagone su cui mi trovavo. In quel momento quasi tutti i passeggeri hanno alzato lo sguardo con tono sorpreso e preoccupato. Non so se si è trattato di un sasso o di un corpo estraneo lasciato sui binari e urtato dal treno in corsa. Fatto sta che è stato un rumore forte e anomalo che non mi era mai capitato di sentire. In quell’occasione mi sono subito reso conto come da Milano a Roma siano centinaia i chilometri di linea ferroviaria dov’è possibile sabotare, manomettere o creare problemi alla circolazione dei treni. E’ una sensazione brutta viaggiare insicuri. Pessima è la sensazione che l’impotenza dello Stato di fronte agli attentati sia una condizione voluta. Un incidente ferroviario a 300 chilometri orari vorrebbe dire un’ecatombe di vite umane. Quei bastardi che nelle ultime settimane hanno preso passione ad appiccare incendi alle centraline della linea ferroviaria, ci dicono che stanno giocando al gatto col topo. Ci dicono spavaldi che siamo tutti vulnerabili. Disarmanti le dichiarazioni dei politici, che fanno a gara sui distinguo tra attentati e terrorismo. Non sono più nemmeno rassicuranti. Del resto, cosa dovremmo pretendere da una democrazia basata sulla trattativa Stato-mafia? Dobbiamo sorbirci un esecutivo di buffoni replicanti e sperare che non tocchi a noi, prima o poi.

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