Ponte di Legno / intervista a Viviana Beccalossi

«Non mi dispiace affatto che questo romeno ubriaco e assassino sia morto, anzi…». Anzi, è contenta l’assessora lombarda al Territorio Viviana Beccalossi che il romeno sia schiattato nell’incidente di Verolanuova in cui sono morti pure fratellino e sorellina italiani. Questa la posizione della bionda politica gardesana col cuore nero come le camicie fasciste (è un’ex Msi) approdata di salto in salto a Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. Una posizione che a rigor di logica avrebbe dovuto scatenare una bufera assai maggiore rispetto a quella scatenata dalle parole del grillino Alex Di Battista sul terrorismo come forma di ribellione. Invece no. La notizia è apparsa sui giornali tra le brevissime, oppure confusa tra i box pubblicitari accanto a quelli delle puttane che si spacciano per massaggiatrici.

Non è stata proprio nella pelle, Viviana Beccalossi, anzi, Viviana Beccamorti. Il tragico incidente stradale costato tre vite umane non poteva essere miglior propulsore per lanciare un segnale di alta politica, per tentare di uscire dall’anonimato di una giunta fritta alle prese con le noiosissime nomine di Expo infiltrato di ‘Ndrangheta. Quale miglior messaggio di compiacimento e soddisfazione per la tragica fine di un ragazzo di cui nessuno conosce la storia, benché pare fosse ubriaco alla guida di un’auto rubata? Il governatore lombardo Bobo Maroni sta facendo lo gnorri. Pare non essere intenzionato a togliere le deleghe a quest’assessora di un livello zotico tale che in un Paese normale finirebbe a pulire i vetri alle auto ferme al semaforo. E pensare che la Beccamorti ha avuto incarichi plurimi in regione e in Commissione parlamentare in tema di agricoltura. Roba da urlarle “testa agricola!, se non fosse che almeno il contadino ha il cervello fino. Ma si sa, la Beccamorti è fatta così. Non resiste alla fregola di distinguersi in tema di razzismo.

Soprattutto se andare sui giornali con certe sparate, serve a far dimenticare il vizietto dei doppi e tripli incarichi prima di raccomandare in modo ipocrita a Formigoni la “questione morale” con tanto di lettera firmata assieme a Mario Mantovani, ex coordinatore lombardo del Pdl di cui Beccamorti era il vice. Lo scorso inverno la Beccamorti si fece portare via di peso dal capo della Digos quand’era a Brescia a manifestare contro l’ex ministro Kyenge mentre esibiva uno striscione con scritto «L’italianità è storia e tradizione, no allo ius soli». L’allora ministro dell’Integrazione del governo Letta, sarà pure stata “una nullità“, ma detto da lei era solo invidia. E pensare che non abbiamo dimenticato la Beccamorti dire del sindaco di Adro Lancini, che i soli padani a scuola servivano per “cercare visibilità e notorietà”. Infatti, se le felicitazioni per il romeno perito nell’incidente sono un servizio intellettualmente onesto alla collettività, «Lancini certamente non ha reso un servizio intellettualmente onesto alla collettività».

Davvero pregevole questa anti-Minetti paragonabile al boia di James Foley. Chissà cos’avrebbe fatto la Beccamorti con una scimitarra in mano se il povero romeno si fosse salvato in quel dannato incidente! Mentre proviamo immaginare, non perdiamo di vista la realtà di Lampedusa, isola da cui per Beccamorti dovrebbero «evacuare gli italiani» per trasformarsi «in un grande centro di espulsione». Ecco, sarebbe opportuno che Maroni espellesse dalla sua giunta la Beccamorti, e quest’ultima si dimettesse da ogni incarico istituzionale. Per coerenza, vista la raccomandazione fatta all’ex assessore lombardo Davide Boni, indagato e poi archiviato per tangenti «io avrei fatto un passo indietro per uscirne più forte». Senno rischiamo di rinfacciare a Beccamorti di essere stata deputato del Pdl, partito che ha sgovernato questo disgraziato Paese-meta di immigrati da tutto il mondo (alla faccia della Bossi-Fini), e portato allo sfascio economico e sociale. Il partito al quale Mariotto Monti attribuiva le «conseguenze umane della crisi», ma che nonostante l’evidenza, Beccamorti pretendeva in un’interrogazione che “sui suicidi ci chieda scusa“. Qui, con le macabre felicitazioni di morte da parte di Viviana Beccamorti, non ci sono scuse. Ci sono solo immediate dimissioni irrevocabili da presentare, prima che qualcuno lo faccia più rispettosamente a calci nel culo. E’ proprio vero che la vergogna è un sentimento per persone nobili. Non per la Beccamorti.

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