beppe grillo matteo renzi

Altro che “Grillo non sarà più quello di prima“. Grillo ha proprio invertito la rotta. Siamo passati dall’ebetino a capo di un governo non votato, al premier “legittimato da un voto popolare“. Anche Grillo casca nel tranello del voto europeo trasformato in voto nazionale. Il 40,8% del Pd contro il 21 del Movimento, pone quest’ultimo in una sudditanza psicologica tale da indurre a cercare un compromesso. Pare preistoria il Grillo che sul blog tuonava contro il “parlamento incostituzionale” dove “siedono 150 abusivi eletti grazie al premio di maggioranza del Porcellum“. Quei 150 non sono più abusivi. Possono sposare la legge elettorale del Movimento 5 stelle votata sul blog di Grillo. E Renzie, “l’ebetino che ha fatto una legge elettorale col nano decomposto, uno che non può neanche votare” (Grillo, 1.4.14), ora dovrebbe “battere un colpo“. Quel Renzie che da Grillo in persona si è sentito dire”io non sono democratico” e “noi con te non facciamo nessun accordo” in quanto “tu rappresenti i poteri marci“. Ecco, quel Renzie lì oggi si vede avanzare la proposta di valutare la legge elettorale del Movimento 5 stelle partorita dalle votazioni online supportate dalle video-lezioni di Aldo Giannuli. Quel Renzie lì, che già da molti mesi ha preso accordi con Berlusconi per partorire l’Italicum, che è peggio del Porcellum e che per ora giace arenato al Senato dopo essere passato alla Camera, da oggi può dire di avere il pallino in mano. Lì per lì una persona normale manderebbe Grillo a fanculo. Ma siccome Renzi fa il politico che per aver sbandierato l’aumento di 80 euro in busta paga si è procurato il 40 per cento dei voti, è probabile che si comporterà d’astuzia rispetto a come Grillo si è comportato con lui durante quel famigerato incontro andato in diretta streaming il 19 febbraio scorso. Tant’è che la prima condizione posta a stretto giro da Renzi è che l’eventuale nuovo incontro dovrà andare in diretta streaming. Renzi si sfrega le mani. Il suo invito lanciato a Grillo il 2 gennaio scorso sul Fatto “Insieme faremmo grandi cose“, potrebbe trasformarsi in un banco prova decisivo in suo favore. Nel senso che se Renzi e il Pd accettassero di sposare la legge elettorale del Movimento (su base poporzionale con le preferenze), potrebbe rafforzarsi lui come leader politico e garantire al Pd lunga vita al governo. Oltre che far uscire cornuto e mazziato Grillo, che verrebbe ulteriormente danneggiato dalla stampa e trasformato in un leader cattivo che ha ceduto alle sirene del compromesso dopo essersi ostinato all’isolamento. Ecco perché questa proposta di Grillo al Pd, aldilà che non è stata sondata dalla base col voto sul blog, segna a mio avviso un clamoroso passo indietro del comico. Non tanto per le buone intenzioni finalizzate a capitalizzare il 25 per cento della forza politica presente in parlamento. Ma per il fatto che anche Grillo, in tutto e per tutto, si dimostra costretto a turarsi il naso e a comportarsi da politico “che un giorno dice una cosa e poi ne fa un’altra“. Fingere di niente e provare a cucire con l’odiato Pd per strategia elettorale. Per allontanare lo spettro di un declino. Ostinarsi a chiamare Renzi “Renzie” nel riconoscergli legittimità popolare, è segno di rabbia. Trattarlo con un distaccato “Batta il colpo” dà pure di altezzoso. Non mi pare che giovi alla causa. Grillo è un politico, non più un comico. La comunicazione non la può e non la deve sbagliare se tiene al suo nobile progetto del Movimento che ha creato. Il “Benvenuto in politica” è d’obbligo. I suoi sono già usi al gioco. Luigi Di Maio è ormai un politico di professione. A Sky tg 24 conferma che “Renzi è legittimato da un voto europeo” e dunque, non più voto subito come sbandierato fino alla campagna per le europee, visto che “dobbiamo stare in parlamento fino al 2018″. La batosta europea ha disorientato il Movimento. Gli strali e gli slogan strafottenti vengono rimpiazzati dal linguaggio della politica tradizionale. Mi sbaglierò ma ho la sensazione che non ne stiano più azzeccando una.

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