Le cronache stanno dando molta enfasi allo scandalo delle “baby-escort”, ragazzine di 14-15 anni che si prostituiscono ai signorotti dell’età dei loro padri, se non addirittura dei loro nonni, per soldi. L’inchiesta romana che ha travolto il marito di Alessandra Mussolini tra i clienti delle adolescenti, fa emergere dettagli delle testimonianze delle minori coinvolte. Hanno sottolineato di prostituirsi perché “la paghetta dei genitori non ci bastava più“. Un fenomeno che fa scandalo come se fosse l’unico, mentre migliaia di giovani e giovanissimi si “vendono” nelle chat in rete con prestazioni di sesso virtuale, e in qualche caso carnale vero e proprio, senza che nessuno batta ciglio. Tralasciando l’aspetto sensazionalistico di una storia di baby-prostitute, partiamo dal dato sorprendente della recente indagine Ipsos: dice che un un adulto su tre reputa lecito il rapporto sessuale con un minore. Non abbiamo sondaggi Ipsos al contrario, cioè con la stessa domanda rivolta agli adolescenti nei confronti degli adulti, ma su questo argomento è opportuno fare alcune considerazioni senza tabù, alla luce dei fatti che accadono.
Quando si parla di adolescenti, si discetta di “integrità psicofisica” in relazione al loro rapporto col sesso e al fatto che qualche teenager scelga di prostituirsi per fare soldi. Diciamo subito che poiché nel nostro Paese ai giovani è stato rubato il futuro, la scelta di andare in cerca di fortuna all’estero può sembrare più dolorosa e meno accomodante di una sveltina casalinga col quarantenne tutto cash che ti permette di comprare lo smartphone e le scarpe firmate. Io ho qualche riserva nel legittimare il binomio prostituzione-diseducazione, soprattutto nei confronti dei giovani di oggi. Cresciuti in fretta a pane, tivù e internet, i teenager attuali non sono più quelli di trent’anni fa. Crescono prima e hanno meno remore con la fisicità. Basta girare le discoteche per rendersi conto cosa accade nei bagni tra giovanissime e giovanissimi in cambio di pochi euro o di una bevuta gratis. Mentre le cronache ci scandalizzano di fronte a due ragazzine che si prostituiscono, passa sottotraccia l’umiliazione dello sfruttamento giovanile nel (poco) lavoro con orari impossibili e paghe da fame, sia che sei commessa, sia che sei laureato. La morale comune continua a preferire il puritanesimo e la verginità da riservare a una vita matrimoniale quasi sempre anticamera di fatiche, rinunce e stenti.
Quando sento parlare di “corruzione di minore” in relazione all’offerta di soldi a una/un giovane in cambio di sesso, mi chiedo come mai questo reato non si configura quando un adulto offre certi cachet a pupe minorenni da esibire in immagine nelle fiere, manifestazioni o negli spot pubblicitari. Se la corruzione persegue un atto diseducativo e contrario al buon costume, perché mai dovremmo prendercela solo col sesso, e non con centinaia di altri esempi di dubbia moralità? E se la corruzione fosse perimetrata da un “tetto” economico oltre il quale non rischiare l’imputazione? Una bella 15enne su un palco viene più educata con un ingaggio da 50 euro piuttosto che con 500? Proviamo a pensare che la prostituzione giovanile di oggi sia soltanto uno degli effetti tristi della rovina sociale in cui ci ha fatto precipitare la cricca di politici-banchieri e industriali che detiene la totalità delle ricchezze. La magistratura, con inchieste come quella sulle baby-prostitute, persegue gli effetti della crisi, ma non le cause. Per intenderci, le manette per usura dovrebbero essere strette ai polsi di Monti, Prodi, Lagarde, Draghi, Rehn, Merkel e i loro compagni di merende per averci catapultato nell’euro. In condizioni normali di libertà, dove anche ai giovani fosse permesso l’ingresso nel mondo del lavoro giustamente retribuito, non vivremmo la piaga della prostituzione giovanile con partner più vecchi di una o due generazioni.
Noi quarantenni che siamo cresciuti a pane e Raffaella Carrà nei tempi d’oro, compresi quelli che di noi pagano quelle povere ragazzine, ricordiamo bene come stavamo una volta rispetto ad oggi. Sappiamo perfettamente che certi fenomeni di degrado sociale si sono diffusi con l’avvento della crisi economica. Una crisi di un mondo che ha cambiato i suoi riferimenti e ha smarrito il senso del limite. Fermo restando che la legge Merlin va abolita per rendere la prostituzione un’attività redditizia, dovremmo chiederci se sia il caso di abbassare l’età del consenso sessuale anche in Italia invece che assistere a orde di connazionali che vanno a Cuba o in Thailandia a caccia di giovanissime. Il consenso per legge a 16 o a 15 anni, è un compromesso al ribasso che troverebbe giustificazione agli squallidi approcci tra adulti e ragazzine per ragioni di sopravvivenza in un Paese di disperati come l’Italia. Sarebbe un modo per offrire maggiori garanzie di sicurezza alle giovani. Oltre che una facile opportunità di guadagno. O è immorale e proibito sognare pure i soldi facili? Parliamone con lucidità, in questi tempi bui.