bruno tinti

Spiace che Bruno Tinti sia stato “mangiato vivo dai grillini in perfetto stile berlusconiano“. Letta così, la frase, sembra si rifaccia ai grillini “istituzionali”. Gli eletti, tanto per intenderci. E invece no. Bruno Tinti si riferisce a un gruppo di presunti simpatizzanti del Movimento 5 stelle incontrati non si sa dove, non si sa quando, non si sa in quale occasione, non si sa per conto di chi (un amico mi ha invitato, scrive) e soprattutto il dottor Tinti non dice CHI ha incontrato. Da ciò che scrive oggi sul Fatto a pagina 18, lo stimabile magistrato in pensione si dichiara “profondamente pentito” di aver partecipato al fantomatico dibattito che, in controtendenza rispetto alla linea del Fatto – sempre molto puntiglioso nel fornire i dettagli del chi e del come – in questo caso è “secretato”. Tinti è pentito di aver combattutto con “grillini impermeabili” al ragionamento sulle politiche e sul diritto del lavoro, in particolare per il caso Ilva di Taranto. “A momenti mi ammazzavano” denuncia, poiché “la cosa più gentile che mi hanno detto: parli bene tu con la tua pensione milionaria che ti paghiamo noi.” L’unica “stupidaggine sensata“, secondo Tinti. Che sentenzia: “con questa gente non si può ragionare“. Ecco, “Questa gente” non meglio specificata pare riguardare 160 deputati, 400 consiglieri comunali, una ventina di consiglieri regionali e svariati milioni di elettori che hanno votato o che rappresentano il Movimento 5 stelle nelle istituzioni. Il che, pare un po’ azzardato da dare in pasto ai lettori (che sono tanti e svegli) del Fatto.

Provo spiegare: dopo la patacca volontaria di Milena Gabanelli sui presunti guadagni del blog di Grillo, anche il professor Tinti si smarca politicamente e legittimamente per salvaguardare la propria autonomia di immagine e di pensiero. Il problema, di nuovo, è la scelta del metodo. Alla Gabanelli, per smarcarsi dopo l’infornata di voti alle quirinalie, sarebbe bastato un giro di telefonate prima di insinuare a “Report” che il blog di Grillo guadagna palate di soldi dai banner e dover cercar qualcos’altro. Al dottor Tinti sarebbe invece bastato scrivere di essersi imbattutto in un dibattito di gente “incazzata”, che non conosce la sua storia personale, che non ha certamente il suo bagaglio di conoscenze, e che soprattutto non rappresenta il Movimento in senso stretto, se non alle urne. Del resto, i dibattiti vengono organizzati per fare informazione e per conoscersi! E non c’è dubbio che anche tra i simpatizzanti grillini c’è chi non brilla per intelligenza o per cultura. Bruno Tinti a quell’incontro, siamo certi, avrà parlato in onestà. Se poi non è stato capito appieno dall’uditorio, amen. Capirà, Tinti, che se in Italia fossimo tutti Bruno Tinti non saremmo messi cme siamo. Per il resto, scrivere sommariamente di “grillini impermeabili” perché l’applausometro non ha funzionato come da aspettative, penso sia un passo falso che il Movimento 5 stelle nella sua dimensione politica non merita. E dopo la Gabanelli, anche Bruno Tinti, con quello che scrive oggi, a mio modesto avviso, si squalifica.

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