Cara signora Ministro Cécile Kyenge, per quanta poca importanza lei darà a questa mia opinione, mi permetto di dirle che mi ha deluso. Mi ha deluso quella sua stretta di mano col vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, dopo che durante un “comizio” di partito, ha detto che la sua persona gli ricorda un orango.
Io al suo posto non gliel’avrei perdonata. Avrei ignorato quella goffa sagoma tanto rozza quanto incivile con la mano protesa in segno di pacificazione. Sa perché? Percé una persona dotata di una minima infarinatura di civiltà non si lascerebbe mai scappare un insulto così. A maggior ragione se quella persona ricopre la carica di vicepresidente del Senato come nel caso di Calderoli che se sa rendersi ridicolo, non significa che sappia fare battute da comico.
Io mi vergogno che quell’individuo sia un bergamasco come me. Mi vergogno che quell’insulto sia stato urlato proprio nella città in cui vivo anch’io, Treviglio. Mi vergogno per quei miei conterranei che lo hanno votato assieme al suo partito per decenni. Mi fa male il dover prendere atto che un essere come Calderoli nelle istituzioni, sia il frutto di migliaia di voti regalati a un partito da parte di un piccolo esercito di elettori che probabilmente, a un esame di cultura generale sulla storia repubblicana del nostro Paese, non avrebbe titolo per votare.
Dunque, mi indigna quel suo gesto riappacificatore fatto proprio da lei, caro Ministro, che ha la pelle nera. Quel suo concedersi alle scuse di un individuo che potrei definire idiota o mentecatto (ma non lo faccio), non mi pare un gesto di superiorità morale e umana. Mi pare piuttosto una sorta di ennesima sottomissione del nero nei confronti del bianco, che dal basso della sua scurrilità scimmiotta il politico che crede di lavare l’onta di un insulto con la sola pretesa di essere giustificato di fronte ai flash dell’aula parlamentare.
Quella sua mano stretta a una persona dalla pelle bianca che assume toni da zoticone come Calderoli, caro Ministro, riproduce un’immagine che rimanda ai fantasmi del colonialismo. L’occasione persa in quell’inguardabile stretta di mano, è stata quella di ribadire che il rispetto per la persona umana non ha colore e non ha cariche. E soprattutto non perdona. Ecco perché avrei apprezzato la sua indifferenza di fronte a un gesto tanto ipocrita quanto falso.
Pur essendo io per la libertà di espressione, mi consola sapere che in Italia esiste ancora il reato di diffamazione aggravata dall’odio razziale. Bene, sono felice di sapere che nella mia città ci sia anche chi, su mandato della piccola procura locale, abbia acquisito l’audio del comizio di Calderoli per valutare se ci siano gli estremi per aprire un fascicolo a carico di quella specie di senatore. C’è anche un avvocato di Bergamo e la sezione del Pd di Ferrara che hanno presentato esposti in procura. Non so se tutto ciò servirà a infliggere una punizione adeguata a quella che si meritano certi somari. Quel che so è che siamo arrivati a un punto tale da non poterci permettere di avere nelle istituzioni degli incapaci come Calderoli. Che di danni, a questo Paese assieme al suo partito e al partito di Berlusconi ne ha fatti tanti. Al limite dell’irreparabile.
Ecco perché a uno così, io la mano non l’avrei stretta. Lei dirà che è meglio sorvolare in tempi di governi di larghe intese. Io dico che non sono d’accordo. Dico che è stata un’occasione persa per non deludermi. Anzi, per non deluderci.
Mi spiace caro Daniele, ma anche questa volta, come tutte le volte che il tema è attinente all’invasione straniera dell’Italia, mi hai deluso tu.
Tu vedi una sottomissione del nero nei confronti del bianco nella stretta di mano di Calderoli, mentre è esattamente l’opposto, poichè è chiaro che siamo in un clima culturale alienato in cui lo straniero, specie se nero, è assolutamente privilegiato e favorito. Quella stretta di mano è stata evidentemente il contrario, e cioè la sottomissione ormai obbligata e imposta del bianco nei confronti del nero invasore.
Calderoli è stato ingiustamente accusato di razzismo, quando è ovvio a chi abbia un minimo di intelligenza e di cultura che un insulto non ha nulla a che vedere col razzismo. I motivi per cui qualcuno insulta qualcun altro sono innumerevoli, è capitato sicuramente a tutti. Cosa c’entra con questo il razzismo?? Quello di Calderoli è stato un insulto, nessun elemento di razzismo potendosi ravvisare nelle sue parole. Il razzismo è una cosa ben precisa, e diversa.
E’ l’ossessione dei buonisti a far vedere razzismo ovunque, un “panrazzismo” che è evidentemente frutto di uno squilibrio.
Ma c’è di più, ed è questo il vero punto cruciale, poichè si deve al contrario dire che è decisamente l’atteggiamento di coloro che accusano di razzismo Calderoli, ad essere proprio esso razzista.
L’inoppugnabile dimostrazione di ciò sta nel fatto che se fosse accaduto il contrario, Kyenge che avesse detto “orango” a Calderoli (che tra l’altro mi pare che molto più di lei ne richiami le fattezze) certamente nessuno di loro avrebbe accusato di razzismo la signora. E questa è chiaramente una discriminazione razziale. Questa sì!
Si può dunque dire che nella vicenda è emerso un comportamento nettamente razzistico proprio da parte di coloro che hanno accusato Calderoli di razzismo, attribuendo ad un semplice insulto un’arbitraria valenza razzistica!!!
Si tratta di quell’ormai evidente razzismo contro il proprio simile bianco, che emerge sempre più distintamente come fenomeno del tutto inedito e originale nella nostra società e in Europa, frutto di un atteggiamento masochistico autopunitivo e autodistruttivo derivante da una paura-senso di colpa che attanaglia l'”uomo bianco” occidentale.
Materia, più che da sociologi o politici, da psichiatri. Probabilmente l’ideale sarebbe un lavoro di squadra.
Da ciò viene un amarissima considerazione finale.
Il popolo italiano sta subendo un genocidio, una condanna a morte per sostituzione, eseguita attraverso un’invasione straniera devastante che sta determinando l’occupazione della sua unica e piccola patria da parte di una multipopolazione (non più popolo) proveniente da ogni parte del mondo.
Ed è davvero inaudito che ogni sana e naturale reazione di questo popolo martoriato e in fin di vita, ogni suo tentativo di resistenza, ogni suo sussulto di sopravvivenza, vengano repressi e bollati come razzistici o peggio, a fronte del male terribile che che gli stanno facendo.
E un genocidio val bene un insulto!
Io ho sempre avuto stima di te, e per questo ti inoltro un accorato invito: rifletti per favore, non accodarti al gregge, dato che non è tuo costume. Rifletti con distacco e onestà intellettuale soprattutto verso te stesso, e pondera con attenzione quanto ho cercato di comunicarti. Questa è una delle tragedie più grandi che sta colpendo il nostro paese, la sua condanna ad esser invaso da stranieri e del popolo italiano a perdere la sua patria e la sua identità. Rifletti ti prego, non stare anche tu nel gregge di chi ci sta distruggendo come popolo.
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