cristiano aldegani
Cristiano Aldegani

La Lega nord, ormai morente, rimarrà negli annali come partito di replicanti calati nella parte di “scemi del villaggio” che in 20 anni di presenza nelle istituzioni ha portato il Bel Paese sull’orlo del coprifuoco. Piegata a 90 gradi a Berlusconi, dopo i lingotti d’oro, i famigli a paghetta, i fallimenti bancari e le mariuolate immobiliari in Croazia, la politica del ventennio leghista ha lasciato qua e là metastasi di arretratezza. Come una capra prona e obbediente, la Lega collusa con Berlusconi, nel giro di 15 anni ha pensionato la secessione del Nord e assecondato i capricci di un piduista traghettando l’Italia assieme alla Padania verso un orizzonte di guerra civile tra poveri. Lo sfascio sociale è stato raggiunto a forza di ingolfare la giustizia, di proteggere corporazioni e apparati, e a forza di favorire gli evasori fiscali depenalizzando i reati connessi (assieme all’alleato di Arcore condannato in appello per l’elusione di 368 milioni di dollari). La Lega è l’unico partito del Nord che non ha contrastato camorre e mafie del Sud salvando in parlamento inquisiti come Nicola Cosentino o condannati come Marcello Dell’Utri. L’ultimo trionfo dell’ipocrisia, i leghisti l’hanno agguantato con la nomina del leghista-secessionista Giacomo Stucchi a presidente del Copasir, il comitato che sovrintende i servizi segreti a salvaguardia dell’integrità nazionale. (!!)

Per il resto, panzane razziste e ordinanze fasciste sono da sempre i requisiti preferenziali per sindaci leghisti smaniosi di concorrere all’accesso in parlamento. Chi per liste White Christmas, chi per apartheid sugli autobus, chi per saluti romani, chi per le residenze “a reddito”, chi per i soli padani splendenti su scolari a digiuno forzato, la Lega ha estorto voti eccitando gli animi dei suoi militonti sulla pelle di immigrati e zingari, innocui come quegli scemi del villaggio che starnazzano frasi sconclusionate. Mentre la ventennale pantomima leghista del parlar d’altro (minareti e dialetti) non è andata oltre a tracotanti minacce e goffi dietrofront, mafia e ‘Ndrangheta si sono contese lo scettro di prime aziende italiane. Non a caso, tra le metastasi di arretratezza radicate nel territorio, ci sono sindaci come quello bergamasco di Ponteranica che mantengono le promesse fatte in campagna elettorale: Cristiano Aldegani ha rimosso la targa di Peppino Impastato dalla biblioteca comunale “per motivi politici” pur sapendo che Impastato fu ucciso dalla mafia per la sua attività di giornalista d’inchiesta.

Nell’attesa di qualche candidatura di rilievo per intercessione dell’onorevole porcellum Calderoli come premio all’arretratezza leghista, il sindaco Aldegani cerca ulteriore visibilità con un’ordinanza in cui vieta riunioni politiche nel bocciodromo comunale. Va da sé che il locale in questione era il principale punto di ritrovo provinciale degli attivisti del MoVimento 5 stelle. Che ora dovranno trovarsi un luogo diverso. Chissà, magari nel famoso pratone del villaggio di Pontida?

Un pensiero su “Quel sindaco che caccia il M5S”

Lascia un commento