«Bruno Ferrante ha operato e non impedito, con continuità e piena consapevolezza, una massiva attività di sversamento nell’aria e nell’ambiente di sostanze nocive per la salute umana, animale e vegetale, diffondendo tali sostanze nelle aree interne allo stabilimento, nonché rurali ed urbane. In particolare, IPA, benzo (a) pirene, diossine, metalli ed altre polveri nocive determinando gravissimo pericolo e cagionando eventi di malattie e morte nella popolazione». Testo dell’inchiesta dei magistrati di Taranto con la quale hanno sequestrato 8,1 miliardi alla famiglia Riva sottratti dai bilanci Ilva, 7 dei quali nascosti in società off-shore. L’ex prefetto di Milano era la “garanzia di legalità” che convinse il governo Monti ad autorizzare la ripresa della produzione.

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