Non vado in onda perché non ne ho voglia. Sono cazzi miei, Va bene?». E’ con queste parole “orwelliane” che Giuliano Ferrara ha spiegato ai microfoni di Radio 24 le ragioni dell’abbandono di “Qui Radio Londra” l’editoriale televisivo di 5 minuti che andava in onda in coda al Tg1 serale. Per contratto , il direttore del Foglio avrebbe dovuto continuare a trasmettere fino al marzo 2013, alla vigilia delle elezioni politiche con l’opzione di prorogare il suo impegno un altr’anno. Il tutto sarebbe stato possibile “salvo dimissioni e ribaltoni a Palazzo Chigi” che infatti, nell’ultimo anno e mezzo, si sono avverati. Dunque, eccolo andar via anzitempo il beniamino dell’ex direttore Rai Mauro Masi, che pur di irradiarlo in prima serata “si è superato” in ossequio ai capricci del piduista di Arcore. Già perché Ferrara aveva il preciso compito di insultare in diretta i giudici e difendere Berlusconi. Del resto in quel periodo l’ex premier aveva la fregola di risollevare i sondaggi in picchiata. E allora via all’allestimento in tempo di record e all’oscuro del cda Rai, di studi e scenografia nuovi con favoloso ingaggio da un milione e mezzo di euro (3 mila euro a puntata, 600 euro al minuto, 10 euro al secondo). Il bisonte con la barba poteva dirsi “blindatissimo” dell’allora premier Berlusconi. Per la felicità dell’allora direttore del Tg1 Augusto Minzolini che lo aveva persino ospitato in diretta nel telegiornale pur di pubblicizzarlo. Felicissimo e smanioso, l’ex ministro del primo governo Berlusconi, prometteva: «Con Qui Radio Londra spero di fare polemica, di rompere la cappa di ipocrisia…», salvo poi fare comizi pro-Berlusconi definito “eroe popolare”, “anomalia felice della Storia”, “uomo umile e sorridente”.

Per centinaia di serate sulla rete ammiraglia Giuliano Ferrara ha occupato uno spazio sensibile di Rai1, tra il telegiornale più seguito e il varietà per le famiglie, ma senza apportare contributi utili alla causa dell’informazione. Anzi, al contrario, il suo editoriale è stato un flop disastroso. Gli ascolti di “Qui Radio Londra” hanno registrato il record soltanto la sera del debutto (14 marzo 2011) con uno share del 20,63%. Appena dopo 2 settimane il programma era già sceso 17%, in settembre al 16, in ottobre al 15, e poi giù giù fino all’11% registrato nel febbraio di quest’anno. Una vera e propria emorragia di ascolti alla quale la neodirettrice Rai Lorenza Lei aveva risposto con lo spostamento del programma alle 13:30. Ferrara, capriccioso, voleva in cambio occupare con un secondo programma lo spazio di Annozero. Di tutta risposta, per evitare altri esodi in massa dal canale pubblico, lo avevano accontentato ricollocandolo in prima serata, in coda al Tg1. Senza successo, però, visto che gli ascolti, assestati attorno al 10%, si sono sommati all’uscita di scena di Berlusconi dalla politica italiana. Col risultato che “Qui Radio Londra” si è rivelato un costoso “sì aborto” televisivo trasmesso senza spot, che ha appesantito la bastonata ai conti già disastrati della Rai in passivo per oltre mezzo miliardo di euro.

Oggi, senza Berlusconi da difendere e con la credibilità sotto la tacca, Giuliano Ferrara approfitta per defilarsi denunciando improbabili mobbing. Vuole farci credere sia facile mobbizzare a peso morto un satrapo di due quintali com’è lui. Ma lui se ne va’ per “cazzi suoi”. Da volgare strillone del neopuritanesimo in mutande. Da “servo” che felicemente si fa liquidare anzitempo tutto il milione e mezzo pattuito dal contratto stipulato a trattativa privata. Lasciando la Rai senza mutande.  Altro che “ultimo samurai della tv” come lo aveva definito Aldo Grasso sul Corriere. Il grosso e grasso “libero servo” con la sua mole non riesce a coprire l’enorme insulto alle migliaia di giornalisti precari che lavorano con contratti a termine in un’azienda piegata da tagli e crisi. Dove per nessuno è possibile strappare un accordo triennale e avere carta bianca per un programma sperimentale col rischio che sia un fallimento. Come infatti è stato “Qui Radio Londra”. Chissà che in questi giorni di repulisti negli uffici delle Regioni, ci sia qualche blitz pure in Rai. Vediamo se anche lì Ferrara risponderà “sono cazzi miei”.

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