Le dimissioni di Davide Boni, i diamanti di Rosy Mauro, Francesco Belsito e Piergiorgio Stiffoni sul fronte Lega Nord. Le relazioni di Lavitola col presidente di Panama Ricardo Martinelli, la valigetta delle tangenti per gli affari di Finmeccanica e di Agusta in elicottero, i 23 milioni di fondi per l’editoria “Avanti!”, ossia (oltre il giornaletto) nei paradisi fiscali con la benedizione del senatore Sergio De Gregorio sul fronte cricche estere. Roberto Formigoni governatore della Lombardia lambito dai guai del suo segretario-convivente Alberto Perego, dalle testimonianze di Giancarlo Grenci e di Antonio Simone sui milioni scarrozzati all’estero tramite le fondazioni con la complicità di devoti furbacchioni di Cl ai quali è piaciuto fare i froci col culo di Gesù. A cominciare da Pierangelo Daccò, già in galera per il crack del San Raffaele. E’ la sintesi che più sintesi non si può, della giornata giudiziaria da fine Seconda Repubblica, che si contrappone ai guai dell’economia italica. Una tripla elle che fa poker con la elle di lingua: quella dei testimoni e degli indagati che stanno mandando nelle patrie galere i rimasugli del berlusconismo al potere.

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