E’ ripartito da 1 il calendario di questo nuovo anno di buio sociale. Gennaio si presenta con un tasso di disoccupazione spaventoso e con l’aumento del costo della vita. La Camusso accoglie l’appello sottobanco dei politici di avvertire che l’Italia è esposta al concreto rischio di tensioni sociali. Intanto sono all’ordine del giorno i botti alle sedi di Equitalia e i ladri di prosciutto nei supermercati. Questo ci dice che l’emergenza sociale in Italia è già fuori controllo. Il silenzio che trasuda dal diffuso malcontento viene rotto talvolta dalla voce di qualche disperato in cima a qualche torre, fuori da qualche palazzo o perché s’impicca. Ma in Italia non ci meravigliamo più di niente. Siamo troppo presi dall’intento di fotterci l’un l’altro per cercare di andare avanti. Sotto questo profilo siamo un popolo molto coeso. Lo siamo da almeno 3 generazioni, coscienti e consapevoli ma col dettaglio che a forza di strafogare a occhi chiusi le “Milano da bere“, ci siamo bevuti tutto.

Sgonfiata la bolla finanziaria, sgonfiate le borse, sgonfiato il valore dell’euro, ci stiamo accorgendo che se vogliamo sopravvivere dobbiamo reggerci con le nostre gambe senza Stato. Per Stato intendo quell’entità del Diritto al rovescio rivestita di legale che serve a proteggere l’illegale. Lo Stato ai tempi di Internet e di Twitter è quell’entità invadente e corporativa che ha protetto l’operaio a tempo fisso, il pensionato d’oro ma pure l’evasore fiscale. Modelli di un’economia finita e archiviata assieme al Novecento.

Ora abbiamo i berlusconi e i berluschini con i soldi nascosti e una marea di poveri che prima o poi, a forza di essere morsi dalla fame, cominceranno a mordere a loro volta questo sistema finito. Ogni giorno aumenta il numero di chi non ha più nulla da perdere, e tutto questo prefigura uno scenario da guerra civile interna allo Stato. Una guerra tra cittadini sovrani ed esercito di Stato, che avrà il compito di tenere unito il Paese non per amor di patria, ma solo per proteggere il più a lungo possibile la casta di chi, bene o male, percepisce pensioni o uno stipendio pubblico d’oro, trae guadagni da grandi capitali e specula sulla povera gente grazie ai colpi di coda di quel sistema novecentesco.

Un governo come quello di Mario Monti che ci racconta di sacrifici senza mettere sul piatto iniziative che favoriscano la libertà di impresa, riforme sulla libera concorrenza e sul merito, non può che essere un governo di fottuti che ci inietta la morfina spiegandoci che è un eccitante. Giorgio Napolitano è un vecchio golpista che ci ha fottuto senza Viagra nominando presidente del consiglio un rettore di università, che ci ha fottuto a sua volta nominando una fauna di tecno-ministri sconosciuti ricattati dai partiti che hanno preso voti di scambio dai tassisti, dai farmacisti e dai banchieri che hanno preteso di essere blindati nei loro ruoli.

Insomma, Monti e Napolitano continuano a fare i burattini per quelle banche che non hanno interesse a cambiare il sistema. Non vogliono dirci che il debito pubblico è irrecuperabile, nemmeno con gli eurobond visto che i tedeschi non si faranno mai fottere dagli italiani. I sacrifici di cui ci parlano sono che se vorremo essere liberi dovremo adottare le maniere forti e rivedere radicalmente il sistema in cui siamo immersi. Spetta a ognuno di noi stabilire di che morte morire. Non c’è più tempo per pensare che se vogliamo essere un popolo coeso dobbiamo fin da subito adottare la mentalità nordica del senso di appartenenza alla collettività. Ossia, rinunciare fin da subito a fregare il prossimo, a ciò che non meritiamo e ad accettare di entrare in competizione. Dobbiamo farlo prima dei nostri politici altrimenti così non andremo avanti. Non avremo alternative alla guerra di disgregazione dell’Italia in tante piccole microeconomie che ci prefigura un periodo come quello che si è vissuto nei Balcani negli anni ’90.

Mettiamocelo in testa: è finito il tempo delle corporazioni mafiose e degli eterni mantenuti di Stato. Il 2012 è iniziato.  Decidiamo se viverlo o se morirci.

Un pensiero su “2012: vivere o morire”

Lascia un commento