Con questo 31 dicembre va in pensione un anno assai intenso di avvenimenti e stravolgimenti sociali. Ricorderemo il 2011 per esserci avvicinati ai primi effetti della crisi economica su vasta scala, per lo tsunami del Giappone, per la fine del Berlusconi politico e dei partiti, per tanti altri fatti, tra cui la morte di Giorgio Bocca e quella di Don Luigi Verzè avvenuta proprio a San Silvestro. Una scomparsa che sul piano apparente è normale, alla veneranda età di 91 anni dell’interessato, ma che per le modalità in cui avvenuta, (crisi cardiaca) e il periodo (coincidente con lo scandalo dell’ospedale San Raffaele che proprio oggi andava all’asta), mi ricorda tanto la fine di Michele Sindona.

Il 2011 è stato anche l’anno della mia svolta personale. Ho definitivamente chiuso la parentesi politica e ho pure cominciato un nuovo lavoro lontano da pc e giornalisti. Basta Di Pietro, Fatto quotidiano, Piero Ricca e basta tivù. Ho rotto con tutti ma il blog continuerà a rimanere attivo, anche se con meno frequenza rispetto a prima perché di blog non riesco a vivere nonostante le visite costanti. Vivono da nababbi, quelli sì, i nuovi massoni di Google e Youtube che ti ingolosiscono con proposte di guadagno salvo poi darti qualche briciola per prodotti che richiedono impegno, tempo e denaro. In un ambiente globale dove ogni giorno aumenta la mole delle notizie, il numero dei creatori di contenuti e dei suoi fruitori, la professione del giornalista ne fa le spese perché più nessuno ti paga gli articoli per ciò che valgono. Stanno scomparendo produzioni, operatori e montatori, travolti dalla moltitudine di giornalisti e narratori improvvisati che raccontano il nostro tempo e il nostro territorio col veicolo della rete. Controcorrente all’informazione sempre più gratuita, troviamo sparuti giornalisti vecchio stampo ingessati nella loro qualifica che, salvo rare eccezioni, si piegano agli interessi degli editori di riferimento benché solo pochissimi riescono ancora a guadagnare bene. La stampa cosiddetta ‘libera’ non fa eccezione quando tra le firme troviamo vecchie leve di testate di partito finanziate dai contributi all’editoria, figli di alti magistrati, di notabili nobili o nipoti di altri giornalisti.

Ecco perché dopo 20 anni di giornalismo attivo rimango convinto che nessun giornalista di nessuna testata è del tutto libero. Ogni giorno che leggi, scopri i limiti e le contraddizioni di chi bene o male, prima o poi, deve fare i conti con gli interessi delle proprie scelte e delle proprie opinioni. Persino il divorzio-web dell’anno Travaglio-Grillo dal blog del celebre comico, commentato da mille interpretazioni di altri blogger, pensatori e giornalisti, non ha mai trovato una spiegazione chiara e netta da parte degli interessati. Ma abbiamo capito tutti che Grillo ha mandato a fanculo Travaglio attaccando Padellaro per gli stipendi in soldi pubblici che all’Unità percepivano entrambi, da direttore l’uno e da cronista l’altro. A Travaglio non è rimasto che abbozzare “eccessivi impegni con Santoro” per divincolarsi dal leader del M5S e dalla rubrica di Passaparola invece che reagire platealmente come i seguaci si aspettavano. Tanto per rimanere in tema di “liberi”, proprio di Travaglio non ho ancora letto un editoriale riparatore su Strauss Khan, che dopo averlo ridicolizzato ai tempi in cui era in carcere accusato di violenza sessuale da una pazza, non ha più scritto nemmeno un rigo sul suo totale scagionamento dal caso.

Quanto a me, con l’anno che comincia, ho rinunciato a qualcosa che so fare ma ora sono certamente più libero di prima, benché spesso assente da questo spazio che richiede tempo e dedizione. Ogni giorno avrei di che scrivere ma il poco tempo a disposizione non me lo permette. Dopo che ho speso 3 ore all’alba per la mia quotidiana rassegna stampa, devo spegnere il pc e lasciare i post in testa senza sfogarli coi polpastrelli per andarmene. E’ il lato “B” di questa mia nuova dimensione libera che mi tiene in strada molte ore, ma che mi permette di ammirare il mare della Liguria di ponente: terra ospitale dove spero di vivere il resto dei miei giorni con la speranza mai morta che un giorno, questo blog, potrà darmi da vivere scrivendo liberamente ciò che penso e che vedo ogni giorno attorno.

Col 2011 va in archivio un anno memorabile sul piano del sostegno dei miei lettori. Con la causa persa in primo grado con De Corato ho raccolto 10 mila euro su 16 mila che sto ancora onorando. Ringrazio tutti gli spiriti liberi che hanno compreso il senso delle mie azioni benché molti mi abbiano dato del venduto quando ho tentato di avvicinarmi alla politica. Una scelta di cui non mi pento, per la quale avrei provato rimorso se non mi fossi cimentato e reso conto che anche l’Idv, in fondo, non è diverso dagli altri partiti. Forse sono le istituzioni che non mi meritano. No, non mi sento montato. Mi sento libero. Buon anno.

3 pensiero su “Un 2011 rotto”
  1. Capisco che Marco Travaglio e Antonio Padellaro, scrivessero su un giornale finanziato pubblicamente, ma all’epoca non ce n’era nemmeno uno che non ricevesse i finanziamenti pubblici, diamo atto a Travaglio e Padellaro di aver coraggiosamente fondato un nuovo giornale che vive dei suoi lettori.
    Per quanto riguarda Strass Kahn, non so che dire, al momento del presunto stupro, ma anche della SICURA tentata fuga dello stesso su un aereo, che certo non aiuta a dissipare sospetti.
    Che poi la stessa accusatrice mesi dopo decide di ritrattare (pagata?…), mi lascia qualche dubbio ancora oggi, comunque Travaglio doveva rettificare la notizia, su questo hai perfettamente ragione.
    Saluti e buon anno.

Lascia un commento