Caro cardinale, scrivo a lei “laico ingombrante per il suo potere” da umile cittadino, dopo aver letto il suo ennesimo monito alla politica in cui denuncia “comportamenti tristi e vacui non compatibili col decoro delle istituzioni” subito rilanciato in pompa magna da giornali e tivù di regime. Lei, ciclicamente, (un po’ come le lettere ai giornali di Veltroni) si atteggia da predicatore moralista a una nazione servile, guidata da un gregge di politici zerbini che riconosce in lei e in tutto il ciarpame vaticano, autorità morale contraccambiata da goffa e perfida presunzione a sua volta riverita con rispetto fantozziano. Per carità, lei come tutti gli uomini di questo mondo siete liberi di esprimere opinioni e moniti. Il vero guaio, purtroppo, è l’importanza e la visibilità che danno alle sue frasi giornali e tivù, che con timore reverenziale amplificano paro paro parole vacue senza analizzarne l’inconsistenza e soprattutto l’incoerenza che contraddistingue molte (non tutte) le creature terrene peccatrici. Il calice amaro dei suoi moniti è la colossale ipocrisia che scuda tutte le critiche.

Quando lei dichiara “sogno una nuova classe di politici cattolici“, o pontifica che “la politica va rinnovata con la legalità” le chiedo con quale coerenza ha telefonato al capo di Propaganda Fide cardinal Crescenzio Sepe per esprimergli “vicinanza affetttuosa e stima in questo particolare momento” dopo che è finito sotto indagine per corruzione con la cricca dei Balducci e degli Anemone. Quel suo atteggiamento mi ricorda tanto il ministro Maroni ossequioso col generale Ganzer condannato a 14 anni per traffico internazionale di droga. Dopo le sue denunce per “l’imbarbarimento e l’immoralità” della politica, le chiedo con quale coerenza, lei, nell’agosto dell’anno scorso consegnò allo “svaporato” Claudio Scajola il premio San Francesco di Sales assegnato da una giuria presiduta da Maria Teresa Verda, moglie dell’ex ministro inconsapevole, chiamata dal solito (suo potente amico) cardinal Crescenzio Cricca a comporre il comitato scientifico del museo con le opere della congregazione. Giacché lei si indigna per la “caduta di qualità della classe politica” le chiedo che coerenza è la sua quando piazza a capo di un ufficio Rai un giovanissimo Marco Simeon, che al “coachBisignani (sotto inchiesta per massoneria) dice “Quello dell’Espresso è un articolo di merda e nessuno lo ha accorciato” riferendosi a Lirio Abbate, giornalista minacciato da Cosa nostra colpevole di aver svelato i dettagli dell’inchiesta di Firenze sulla cricca del solito Balducci.

Quando lei si augura che “non si voti chi difende l’aborto” attenta all’intelligenza degli italiani che seguono un minimo di politica comportandosi come Vittorio Feltri. Quando lei prima dichiara “no all’ora di religione islamica nelle scuole” e poi va a benedire l’apertura della moschea del Lagaccio a Genova, le chiedo che tipo di politica intende fare da prelato che dovrebbe occuparsi soltanto di anime smarrite. Quando lei bolla “sentenza che rispetta il principio giuridico dei singoli Paesi” la decisione della Corte europea che ritiene il crocifisso nelle aule un aggeggio che non indottrina, ricorda tanto le virate eversive di Berlusconi giacché prima era “fortemente ideologica” la sentenza del tribunale dei diritti umani di Strasburgo che imponeva di toglierlo, il crocifisso.

Ecco, caro cardinale, nella sua odierna “vacua denuncia” riportata in maniera asfittica dai giornali del regime, avrebbe mostrato coerebza se l’avesse citato almeno una volta, Silvio Berlusconi. Sì, quello dell’incontro bilaterale Vaticano-Italia ai tempi in cui Patrizia D’Addario riempiva le prime pagine dei giornali di tutto il mondo e Don Farinella, in una lettera pubblica, la pregava di riflettere sull’opportunità di quell’incontro di fronte al “popolo che si chiede che cosa ha da spartire l’attuale presidente del consiglio con la grazia e che cosa, in quanto lei prete pubblico, ha da dire a un uomo che ha buttato nella spazzatura tutti i principi etici che affermate“. Ricorderà pure la sua risposta, caro cardinale, degna del peggior stile andreottiano: dribblò le domande di Farinella virando sulla “facilità di giudicare tutto e tutti senza conoscere aspetti delle questioni, senza nulla di costruttivo…” nell’attesa di una traduzione comprensibile.

Insomma, la sua reazione da uomo di chiesa fu coerente col suo pensiero già espresso sull’opinione pubblica in materia di temi etici, ossia che “non decide che cos’è la morale chi la usa come subdolo e strisciante potere ingiusto per imprigionare la libertà della Chiesa e dei cattolici“. Quando lei esprime preoccupazione per “l’odio politico che popola i palazzi” dovrebbe riflettere sugli effetti che certe sue castronerie dichiarate alle agenzie provocano. Finché lei “prega per l’anima di Bin Laden” è affar suo, ma se si mette a parificare i pedofili coi gay, capirà che crea un danno alla collettività? Visto che le minacce nei suoi confronti seguite a quelle parole, si sono tradotte che noi italiani fessacchiotti le paghiamo pure la scorta. A lei, che vive nel lusso e nella ricchezza sfrontata senza nemmeno pagare l’Ici!

Ecco, caro cardinale, mi chiedo con quale faccia lei possa chiedere sobrietà e di non alimentare odio politico, quando pretende di sostituirsi all’intima essenza della coscienza altrui dichiarando che “non siamo padroni della nostra vita“. Pensi che effetto devastante ha su tanta gente come me, atea e agnostica, una frase così! Pensi a quanto sangue riblle nelle vene di chi constata che poi, i suoi moniti hanno effetto sui soliti politici zerbini che legiferano porcherie che impediscono a tutti, credenti e non, di rifiutare le cure e di morire in libertà.

Cos’è questo, caro cardinale, se non “un attacco disgustoso” al vivere civile? Assai più grave della pantomima su Dino Boffo. Lei dovrebbe sapere che è la libertà il primo valore non negoziabile di cui si è riempito spesso la bocca. Glielo dico da umile cittadino che a differenza sua non dirige Tv Sat2000 e Radio Inblu, non è generale di corpo d’armata, non è mai stato ordinario militare, non ha mai insegnato “metafisica e ateismo contemporaneo” e tantomeno (meno male) è mai stato arcivescovo. In comune abbiamo solo umili origini che ci hanno portato a due strade diverse. A lei è andata meglio finire nel Vaticano dello Ior di San Marcinkus. Lì si che c’era e c’è tuttora  “evasione impressionante”. Il resto sono vacuità che per sua dignità farebbe meglio risparmiare.

Con rispettoso distacco.

2 pensiero su “Lettera aperta al cardinal Bagnasco”
  1. Condivido ogni singola virgola di questa lettera. Ad ogni modo se i sottanoni si muovono solo ora è perchè forse hanno capito di non poter ottenere più nulla di utile dal nano di Hardcore, quello che c’era da spremere è già stato spremuto. Adesso lo schifano solo. Poi gli staff di Formigoni e Casini sono già pronti ai box per il futuro governo di Vatikaglia.

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