Sono uno spirito ribelle, imprevedibile e detesto le convenzioni” dice di sé Lapo Elkann. Forse per questo motivo ieri pomeriggio ha parcheggiato la sua Chrysler mimetica in corso San Gottardo a Milano sulle rotaie del tram. L’ha lasciata lì 40 minuti per acquistare mobili in un negozio della zona mentre il corso si è intasato di tram, auto e bus e di altri tram al seguito. Sì perché quella strada è una grande direttrice del traffico cittadino, e il parcheggio, in quel punto, è vietato. Finiti gli acquisti Lapo, cappellino in testa, è arrivato a prendere il suo Suv mimetico tra i clacson e gli insulti dei passanti e dei passeggeri, contraccambiati da segni di scuse dell’ex rampollo della famiglia Agnelli. Ostentava sicurezza e tranquillità, come cosciente che in un Paese in cui la maleducazione è diventata una griffe, chi ha tanti soldi come lui non ha nulla da temere. Nemmeno dalla multa che all’Atm calcolano sarà di circa 1.500 euro. Ossia la somma approssimativa dei minuti di disagio causati ai mezzi pubblici e alla città.

Andatosene col suo Suv e il primo verbale dei vigili tra le dita, qualche ben pensante si sarà posto la domanda di come avrà potuto, lui, Lapo che “faccio la mia vita con dignità” parcheggiare in quel punto lì. Magari perché l’imprenditore della moda non ha visto dov’era in quanto non indossava gli occhiali in carbonio progettati da lui stesso? Oppure per semplice menefreghismo? Del resto multa che sanerà l’infrazione per aver “giocato sporco, dev’essere fatta giustizia…” come disse Lapo di Fabrizio Corona al processo sui fotoricatti, non è nulla di fronte ai 300 mila di euro che avrebbe sborsato in cambio del ritiro di alcune foto che lo ritraevano in un parco di Parigi con un transessuale. Li avrebbe dati al giro di Corona, denunciato a sua volta pochi giorni fa a Bolzano per essere sparito con un bolide noleggiato. Lapo e Fabrizio, entrambi amanti dei trans(port) de luxe possono permettersi tante passioni. Con la differenza che Lapo, tra la storia con “Patrizia” al secolo Donato Brocco, il coma per overdose di cocaina e il flop del posto di responsabile del brand del gruppo Fiat, ne avrebbe abbastanza per interrogarsi sill’opportunità di tenersi la patente. Ne va dell’incolumità pubblica. E a giudicare dagli umori di ieri a Milano, pure della sua.

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