Quando una comunità si ritrova a dover scegliere un sindaco o un consigliere, dovrebbe innanzitutto valutare la qualità dei programmi e delle idee per il territorio e per i suoi abitanti. Appiccicare i simboli dei partiti a latere delle facce di anonimi cittadini che si prestano a guidare un comune o una circoscrizione, é un modo fuorviante di associare le finalità politiche e ideologiche di quei signor nessuno all’establishment del partito che pubblicizzano. Fuorviante in quanto spesso quei candidati in buona fede sanno poco nulla dei trascorsi di certi loro leader, ma allo stesso tempo si giocano la possibilità che il potenziale elettore legga le loro proposte. Ho avuto modo di verificarlo durante la campagna elettorale a Milano, quando ai mercati m’é capitato di scambiare quattro chiacchiere con alcuni di loro, in particolare di Lega e Pdl, che per un seggio nel parlamentino delle circoscrizioni esibivano il loro entusiasmo nel distribuire il santino ai passanti con richiesta di voto. Santino che spesso ritrovavo a terra di lì a qualche metro di distanza.
Nell’arco di più settimane ho potuto constatare l’indice di gradimento dei passanti al gazebo di Pisapia da un lato di piazza Argentina, e di indifferenza al gazebo della Lega al di là di corso Buenos Aires. Oggi possiamo dire che quel vento per Milano era abbastanza forte per spazzare via la Moratti. Lega e Pdl hanno tirato troppo la corda nel ritenere i milanesi dei fessi. E oggi i commenti sui giornali si sprecano con considerazioni a loro volta fuorvianti. Tutti a chiedersi che cosa farà la Lega di Bossi senza dire come stanno le cose per i padani. Mentre scrivo il loro moribondo leader dà del “matto” a Pisapia, ma non divorzia dal piduista come promesso alla vigilia del voto in caso di disfatta della Moratti.
Di “possibilità di divorzio” parla oggi sulla prima pagina del “Palliere della sera” Sergio Romano con una ridicola rivisitazione della storia dei rapporti tra Bossi e Berlusconi. Trucca gli anni ’90 parlando di “patto con Berlusconi per realizzare il federalismo e per l’amicizia con Tremonti” dimenticandosi le 11 domande della Padania rimaste inevase al “mafioso di Arcore” nel ’98. Anno di cui Romano omette la magica cena a villa Casati Stampa che tutto cambiò perché Berlusconi pare abbia saldato i debiti della Lega accumulati col disastro della banca Credieuronord. Si parlò allora come oggi di almeno 70 miliardi di lire. Ipotesi storica che Romano omette di considerare (mai confessata da Bossi) assieme alle parole del bombarolo Brusca sui “600 milioni annui di pizzo alla mafia da parte di Berlusconi” dichiarati in un’aula di tribunale proprio ieri.
Sempre sulla prima del Palliere Antonio Polito (ex pensdatore sul Trasformista) prega di “tenere i processi fuori” come fossero pettegolezzi da lavandaie su reati tributari e penali contestati al campo del governo. Affastella “scorciatoie giudiziarie” come dannose all’opposizione con preghiera di “archiviare il giustizialismo alla Di Pietro senza lasciarsi abbagliare dall’ennesimo Masaniello napoletano” riferito a Luigi De Magistris che sono certo potrà vincere il ballottaggio a Napoli. Nessuna parola Antonio Prolisso per il candidato Pdl Gianni Lettieri, cartello di Nicola Cosentino “socialmente pericoloso” secondo i magistrati partenopei che stanno processando i Casalesi. Lettieri sa che “Luì é un osso duro” e potrà contribuire a infliggere la doppia sconfitta nella capitale del Sud al castello di carte piduista, da cui anche Prolisso si abbevera.
Bossi, Polito e Romano sono degli Scilipoti di lungo corso esattamente come la Moratti, che infischiandosene di Manfredi Palmeri chiama Fini per sostenerla (inutilmente) al ballottaggio dopo il misero 5% ottenuto dal terzo polo nel capoluogo lombardo. L’ultima mossa per seppellire definitivamente il Pdl Berlusconi ce l’ha: nominare Alfano coordinatore unico del “partito che non esiste” secondo il distratto Scajola. Haha!
Intanto su radio Padania gli appelli urlati ai telefoni dei “basta favori a Silvio” fanno eco nelle vallate orobiche da cui provengono. Il callo sul culo dei leghisti cominicia a farsi vescica dopo anni di perenne sodomia. La ferita dell’amplesso Libia é ancora troppo fresca. Dietro le 8 mila preferenze a Matteo Salvini, la Lega é vuoto a perdere e diaspora alla base. Sono sempre di più i leghisti che iniziano a vedere rosso anziché verde. In rete circola l’annuncio pro-ballottaggio che recita “cercasi per Milano e Napoli tanti scilipoti; non si bada a spese, ottime ricompense“. E’ l’ultima mossa di un nugolo di disperati che non sanno se scappare dal castello di carte false su cui si é retto il berlusconismo più cialtrone di cui la Lega si é fatta bandiera. Rimanete lì fino al 29 di maggio e vedrete che fine farete.