La riforma scolastica della Gelmini é passata al Senato con un golpe senza precedenti. Nella seduta al Senato di martedì, presieduta dalla leghista Rosy Mauro, sono passati 7 emendamenti avanzati dall’opposizione che poi, il presidente Schifani ha annullato e preteso di rimettere ai voti. Colpa dell’inettitudine della Mauro che per alzata di mani non é stata in grado di condurre i giochi a favore della maggioranza che rappresenta. Una figuraccia da incompetente tale da ritenere una così persino inadatta a un consiglio comunale. Tuttavia l’iter della rimessa ai voti é ripreso nonostante le proteste delle opposizioni (questo il golpe) . Hanno imputato la figuraccia della Mauro al clima di tensione alimentato dagli studenti pronti a scendere in piazza il giorno successivo (mercoledì) armati di lotta dura con la verdura. La maggioranza di governo voleva a tutti i costi far passare quella riforma prima del tempo perché si sentiva tremare la terra sotto i piedi. Ci sono riusciti comunque e senza scontri, visto che gli studenti hanno manifestato pacificamente senza spranghe come invece lamentava nello studio televisivo del video postato il leghista Bolognini.

Gasparri, da fascista sorridente e degno rappresentante del piduismo evoluto, ha provato ad aizzare violenza dando dei terroristi ai manifestanti il giorno precedente. Senza riuscire nell’intento. Col risultato che la riforma scolastica appena varata sancisce il classismo come requisito necessario ad accedere agli studi che una democrazia dovrebbe garantire a tutti senza costi come recita la Costituzione. Insomma, si ritorna ai tempi del fascismo, quando i figli di papà  erano più avvantaggiati rispetto ai figli dei poveracci. Concetto che ho tentato di spiegare a fatica in quello studio televisivo, nel quale non ho potuto fare a meno di alzare la voce di fronte a una rappresentante del Pdl che attaccava “le baronie” nella scuola dimenticandosi le baronie corrotte che sono la spina dorsale del suo partito. I pidiellini non hanno proprio pudore. Altro che film porno.

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