Ricordate i 140 milioni di euro che il governo piduista regalò al comune di Catania non più tardi di un anno fa? Bene, ad oggi non ce n’é già più nemmeno uno. I dipendenti comunali comprano sapone e asciugamani, sono state razionate le forniture di cancelleria, i computer sono rimasti di era giurassica, e il debito dell’amministrazione retta dal sindaco nonché deputato Pdl Stancanelli, é comunque di un miliardo di euro.
Mentre nei comuni del nord il compenso medio lordo di un consigliere comunale é di 495 euro, a Palermo é di 2.768 euro. Una delibera per la variante urbanistica approvata lunedì é costata 138 mila euro. In febbraio, per altri 138 mila euro, il consiglio comunale del capoluogo siculo aveva deliberato il regolamento per assengare una borsa di studio.
Intanto decine di genitori palermitani pagano con contributi volontari detersivi, carta igienica, sapone, colori, cancelleria, tende parasole e opere di deratizzazione per le scuole dei loro figli. Siccome il ministero dell'(d)istruzione non manda un euro, alla manutenzione dovrebbe provvedere il comune di Palermo ma non ci sono i soldi perché buona parte se li pappano gli stipendi dei consiglieri, degli assessori, dei sindaci e dei segretari.
All’elementare Nicolò Garzilli, nel quartiere Matteotti, i bambini si sono ritrovati senza riscaldamento e senza bagni.
Tuttavia 9 burocrati siciliani non confermati dal governatore Lombardo, 6 dei quali si chiamano Fulvio Bellomo, Manlio Munafò, Maurizio Agnese, Maria Antonietta Bullara, Michele Lonzi e Giovanni Lo Bue (quest’ultimo ha chiesto in extremis di andare in pensione) guadagnano oltre 100 mila euro l’anno.
I responsabili della soppressa agenzia per i rifiuti, 6 in tutto stanno mantenendo lo status di dirigente di servizio. Uno di loro, Ferdinando Delle Nogare, é stato nominato capo del neonato dipartimento regionale, 2 si sono messi in pensione. Gli altri 3 – Salvatore Raciti, Marcello Loria e Letterio D’Agostino – dall’inizio del 2010 sono senza compiti. I netturbini e i cianciaioli che reclamano lo stipendio sono in strada.
La Regione Sicilia si é presa in carico la Spo, Società per l’occupazione, gestita dal Comune di Palermo. Lombardo assume 3.400 precari della Multiservizi tra netturbini delle scuole e delle spiagge a 1.000 euro mensili per 30 ore settimanali. I fondi necessari per pagare gli stipendi esentasse per 3 anni, sono a carico della regione che si prepara a sborsare 36 milioni di euro. Dei 3.400 lavoratori alcuni sono vicini alla pensione, altri sono in carcere. Quindi sarebbero circa 2.800 quelli effettivi. Questo passaggio é un fastidio in meno per il sindaco di Palermo Cammarata.
I soldi ci sono se si vuole. Basta saperseli raccomandare bene. In Sicilia sono “soltanto” 2.640 le associazioni sportive destinatarie dei 3,2 milioni di contributi regionali, ergo del nord Italia, per il 2010. Oltre alle immancabili società di calcio, ciclismo e pallavolo, ce ne sono 23 di tiro alla fune, 20 di pallapugno, ben 46 di pallatamburello, e addirittura una decina di lippa.
L’assessore regionale alle infrastrutture Luigi Gentile si é recato a Roma dal ministro Matteoli per chiedere 20 milioni di euro da destinare alla costruzione di alloggi popolari: 9 a Modica e 10 a Leonforte. Che sono assai meno dei 450 previsti a Palermo, Catania e Messina. In Sicilia sono 60 mila le famiglie in attesa di alloggio. Il ministro Matteoli ha promesso all’assessore Gentile “altri fondi per l’edilizia residenziale pubblica, per la quale il governo stanzierà 350 milioni di euro“. Dove li troveranno non é dato a sapere.
Intanto la Corte dei conti sicula, che ha già stimato un danno erariale di 2 milioni e mezzo, ha indotto la giunta sicula a segare 5.800 ore all’Enfap e 6 mila al “Ciapi” dopo che l’anno scorso furono organizzati corsi fantasma di informatica, di operatore socio-assistenziale, di parrucchiere o di estetista regolarmente finanziati, disertati per “scarso appeal degli insegnamenti”.
Anche la Cisl ha perso oltre 100 mila euro per le 16 mila ore di formazione professionale pagate (due milioni di euro) e non svolte.
Finora i soldi restituiti alla regione Sicilia, sono stati soltanto mezzo milione. Quanti sono gli enti siciliani deputati alla formazione? 1.600.
Niente da dire la Lega cialtrona?
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Ebbene no, non sono leghista, semplicemente credo che una regione come la Sicilia che ha dato consensi bulgari al PDL e a Cosa Nostra, e che ha il pagamento in massa del pizzo e il voto di scambio di massa e l’omertà come stili di vita, sia irrecuperabile, perciò forza Etna. Idem per la Campania, forza Vesuvio! Per la Calabria non mi viene in mente un vulcano ma comunque é irrecuperabile anche quella.
A dimostrazione del fatto che non sono leghista aggiungo: forza Po inghiotti il Trota più presto che puoi!
“L’ Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell’ anima: qui é la chiave di tutto”. Goethe
Bisogna partire da qui per cambiare l’Italia.
Io purtroppo ho perso la speranza e me ne sono scappato da una regione e da uno stato che hanno rubato la mia vita.
concordo con antifede..affermazione di ”jenny” che solo i leghisti possono fare.
PER JENNY AFFERMAZIONE DA OTTUSA LEGHISTA.
Caro Daniele, hai centrato il punto. Stiamo parlando della regione Sicilia dove gli sprechi, i privilegi e le contraddizioni sono macroscopici. Un male comune che attanaglia tutto il sud Italia senza distinzione alcuna ma che, bada bene, appartiene anche al nord con le sue consulenze milionarie e gli stipendi garantiti ai presidenti dei comitati di quartiere. Inutile dirti che su questi scandali, salvo qualche raro sussulto per soddisfare la bisogna e destinato a cadere immediatamente nel dimenticatorio, vi é la totale connivenza di tutte le forze politiche con l’eccezione dei grillini. Il fatto che i consiglieri piemontesi eletti nel movimento 5 stelle abbiano deciso di decurtarsi lo stipendio a 2.500 euro netti al mese non é passato all’attenzione della cronaca né é stato raccolto da coloro i quali, una volta terminata la tornata elettorale, gia si prodigavano in funamboliche alleanze politiche.
Nella mozione legata alla candidatura di Di Pietro, ottantasette pagine di programma, c’é scritto: “[…]revisione dei compensi per i rappresentanti politici, contrazione e revisione del finanziamento pubblico ai partiti.†Lasciamo perdere il fatto che l’IDV, a suo tempo, promosse un referendum per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, referendum che, per inciso, venne votato dalla maggioranza degli italiani e soffermiamoci su un altro aspetto della questione, quello relativo agli emolumenti degli onorevoli.
Qualora il termine revisione dovesse apparire ambiguo, possiamo sempre fare riferimento alla mozione d’indirizzo presentata dal senatore Francesco Pardi, votata a furor di delegati con lo strumento dell’applausometro e caldeggiata dallo stesso Di Pietro. In questa mozione di una sola paginetta su due facciate le cose appaiono più precise: “[…]Ridurre gli emolumenti degli eletti a tutti i livelli uniformandoli alle medie europee.â€
Bene, a casa mia per equiparare qualcosa non occorre una legge dello Stato vincolante. Basta e avanza la volontà personale.
Prendi l’esempio del “Il fatto Quotidiano†che ha rinunciato, pur avendone il diritto, ai contributi pubblici per l’editoria. Non si può denunciare a gran voce uno scandalo e contemporaneamente farne parte. Eppure quei giornalisti potrebbero facilmente arrotondare gli stipendi con i soldi dei contribuenti. Chiedi ai tuoi compagni d’avventura se sarebbero disposti a dar seguito alle promesse sempre buone in ogni campagna elettorale e mai mantenute. Un minimo di coerenza non guasterebbe.
I spero solo nell’Etna, forza Etna! E forza Vesuvio.
I topi hanno conquistato il magazzino del formaggio. C’é un topo che fa da guardiano all’ingresso, un topo che sta davanti alle sale di produzione, un topo che sorveglia l’invecchiamento e un altro topo che gestisce lo spaccio.
Naturalmente tutti i componenti del cda sono topi e pure il presidente … Tutto é gestito e divorato da topi famelici … ma non é un problema visto che fuori vi sono laboriosi agricoltori che producono foraggio,vacche che fanno latte e sapienti casari che lo trasformano in formaggio.