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Foto di Roberto Mandelli

Non per amor di polemica. Solo per rigor di logica. Vorrei capire a che punto é degenerato il sistema Italia nella sua variante sportiva. Vorrei capire se le parole hanno ancora un significato prima di interpretarle e applicarle nei regolamenti delle attività  sociali e aggregative, quali la corsa. Una a caso: Marengo marathon, periferia di Alessandria. Ci vado invitato in qualità  di speaker della manifestazione. Le gare previste sono due, mezza maratona e maratona intera a partenza unica. Il migliaio di podisti corre sulle stesse strade di un percorso che a un certo punto si divide in due tracciati: uno che porta al traguardo dei 21 chilometri, un altro al traguardo dei 42. Due gare, due distanze, due classifiche, un solo traguardo.

Facile a dirsi, meno a farsi se c’é chi si impegna a rendere complicato ciò che di più semplice esiste nell’immediatezza di una classifica generale che incolonna nell’ordine gli atleti arrivati. Alla Marengo marathon le complicazioni si avvertono già  prima che arrivi il vincitore della mezza maratona, tal Khalid Ghallab. Mentre inizio a scaldare di annunci il traguardo per attirare il pubblico, il giudice fiduciario della Fidal Piemonte mi sussurra che quell’atleta nordafricano in testa alla mezza maratona non sarà  inserito in classifica. Quindi non avrà  diritto al premio del vincitore. Gli chiedo il motivo. Il giudice mi risponde che alla Marengo marathon, in quanto gara provinciale piemontese, non possono gareggiare atleti stranieri tesserati in società  non piemontesi.

Ghallab risulta infatti tesserato in una società  di Genova, che non é in Piemonte. Ma il tesserato, appunto, é straniero. Fosse stato italiano non ci sarebbero stati problemi. Infatti Giorgia Robaudo, pure lei tesserata a Genova, per la Fidal risulta prima donna e anche vincitrice della mezza maratona. La regolina, palesemente discriminatoria e dal sapore razzista, appare in un comma sepolto fra le paginette del regolamento Fidal che spunta da una tasca del giaccone del giudice. Un colpo d’occhio allo Statuto della Fidal ed ecco la contraddizione. La regolina contrasta col contenuto del primo articolo: “Un’associazione senza fini di lucro che si ispira al principio di democrazia e di partecipazione di chiunque in condizioni d’uguaglianza e di pari opportunità  della pratica dell’atletica leggera“.

L’articolo parla appunto di democrazia (popolo sovrano) e non di burocrazia, ma soprattutto di uguaglianza, termine limpido che non dà  adito ad interpretazioni. A cominciare dalla nazionalità  o dal colore della pelle di chi corre. Tornando alla gara, pur senza comprendere, devo dare atto al giudice Fidal nel suo ruolo di garante del regolamento federale nazionale. Gli chiedo quale sia il criterio di spartizione fra gara provinciale, regionale, nazionale o internazionale. Il giudice mi risponde che é una questione di tariffe. Più l’organizzatore paga, più la federazione rilascia. Una pratica che sembra in totale contraddizione sempre con quel famigerato primo articolo dello Statuto della Fidal che recita “associazione senza scopo di lucro“.

Intanto Khalid Ghallab taglia il traguardo della mezza maratona a braccia alzate in 1h06’34”. Sorride nonostante sia visibilmente stanco. E’ stato il più veloce di tutti. Infatti si piazza al primo posto ma non per i giudici Fidal, che registrano il tempo dell’atleta nordafricano considerandolo fuori classifica. In quanto straniero. Io in seduta stante continuo ad annunciarlo come vincitore e penso che eventuali squalifiche si comunicheranno al momento delle premiazioni. Nel frattempo piomba sul traguardo il secondo atleta, a distanza di 25 secondi: si chiama Tito Tiberti (Cover Mapei) società  piemontese, felice e contento. Una ragazza che si qualifica sua compagna di lì a poco si avvicina per chiedermi conferma del tempo cronometrico ottenuto. Io glielo comunico ufficiosamente mentre lei sorride divertita perché “Tito si aggiudica i 350 euro in palio per il vincitore visto che il marocchino non é in regola” (é straniero).

La frittata é pronta. E’ l’amaro antipasto di una sequela di discussioni e di liti che faranno da passerella ai piedi del palco delle premiazioni più tardi. Davanti a quei bambini che la Fidal ha particolarmente a cuore nell’articolo 2 del suo Statuto, secondo il quale “promuove, organizza, disciplina e diffonde la pratica dell’atletica leggera in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi” di una serie di comitati prima di dare spazio, nell’articolo 3, alla settorializzazione dei praticanti, e giù giù fino all’impervio bazar di regole e regoline che fanno a pugni con i fondamenti del suo Statuto. Talmente di stampo nazista quella sull’esclusione dalla classifica degli atleti stranieri tesserati fuori regione, che a Marengo, dopo l’epica battaglia napoleonica, anche la maratona edizione 2009 riserva un ulteriore botto. Fra gli uomini si impone in 2h25′ Abdelhafid El Haclimi, marocchino che corre per l’atletica Imola, Emilia Romagna. E’ uno straniero tesserato fuori dal Piemonte. I giudici Fidal, a mo’ di fotocopia, convalidano la prestazione cronometrica dell’atleta nordafricano senza inserirlo in classifica. Non é italiano.

Il clima al traguardo si fa rovente e si impregna di imbarazzo, come quello di Albert Richter, il campione di ciclismo del periodo nazista che si era rifiutato di rompere il rapporto col suo allenatore ebreo Berliner. Gli sguardi sconcertati fra i presenti, me compreso, si incrociano come frecciate. Uno dei giudici, fra i più attempati, fiutando la mal parata ci bisbiglia che siccome il montepremi lo mette in palio l’organizzatore, spetta a quest’ultimo decidere chi premiare. A mente lucida l’escamotage assume i contorni della classica soluzione all’italiana che contravviene la regolina della Fidal. Che a sua volta contraddice i fondamenti del suo Statuto.

Quindi se la doppia negazione afferma l’organizzatore della Marengo marathon, Gianni Lonardo, può sorridere tranquillo e dire al giudice di “non preoccuparsi” che per le premiazioni si atterrà  alla classifica degli arrivati infischiandosene della classifica nazi-buro-federale: primo Khalid Ghallab, secondo Tito Tiberti, terzo Valerio Brignone. Il giudice si infervora e alle premiazioni scoppia la lite. Il poetico (per non dire patetico) Tito Tiberti, da buon esemplare di energumeno per i bimbi presenti, perde le staffe: sposta il podio dal palco e lo prende a calci. Rifiuta di ritirare i 200 euro riservati al secondo classificato mentre volano imprecazioni e accuse “all’organizzazione di sinistra“. La butta in politica ma commette gaffes a ripetizione il vincitore Fidal Tito Tiberti. Dimostra di non conoscere le quantità  industriali di responsabilità  leghiste e forziste nelle leggi fumo sull’immigrazione approvate dai governi berlusconiani in vigore quasi ininterrottamente da 15 anni (la destra é un’altra cosa).

Sull’argomento preferisco non dilungarmi per non sottovalutare la fermezza di Gianni Lonardo, capace di andare oltre il parapiglia che si é sprigionato alla premiazione della sua gara. Premia ugualmente il vincitore Ghallab e Valerio Brignone (terzo classificato) con l’intento dichiarato di “ciò che in federazione si prega di cambiare lo si cominci a fare sui campi“. Come dargli torto? Infatti anche nella premiazione della maratona le regole discriminatorie della Fidal non vengono considerate. La piccola cerimonia fila liscia senza polemiche e senza obiezioni. Anche per Ivana Iozzia, la maratoneta italiana campionessa di specialità  che alla Marengo marathon ha corso tutta sola in 2h39’51” giungendo terza assoluta.

Anche lei, come i due atleti marocchini, non appare in classifica perché l’ufficio complicazioni cose semplici della Fidal stabilisce che gli atleti di interesse nazionale, autori di almeno una prestazione stagionale fra le prime 10 nelle graduatorie federali di qualunque specialità  (anche il lancio del peso), possono gareggiare soltanto dietro autorizzazione della federazione a mezzo fax. Ivana rientra in quel parametro ma ha sbagliato permettersi il lusso di sceglere in libertà  di correre una maratona.

Di questi episodi frutto di regole farraginose e fuori dal tempo la Fidal nazionale del presidente e imprenditore Asics Franco Arese ha serie responsabilità . Anzi, approfitto per chiedergli se un atleta straniero tesserato a Torino può comprarsi un paio di scarpe superleggere Asics a Milano o un completino sempre rigorosamente Asics a Bologna piuttosto che a Napoli. Magari con la possibilità  di non pagarlo.

Purtroppo in Italia prima di correre con le gambe bisogna correre contro la burocrazia nel rispetto della discriminazione. Il miglior viatico per promuovere l’allontanamento dall’atletica, la regina degli sport. Uno dei motivi per i quali tutta l’Europa ci deride.

15 pensiero su “Maratona di Marengo, integrazione a remengo”
  1. CUFFARO QUERELA UTENTI YOUTUBE DI PIETRO RISPONDE

    L’Italia dei Valori mette a disposizione dei commentatori del video di You Tube “Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone” un pool di avvocati, in una sorta di class action ovviamente di cui ci faremo carico, per l’assistenza legale contro la denuncia per “diffamazione e minacce” depositata oggi in procura da Salvatore Cuffaro (leggi l’articolo).

    Parliamo di una denuncia, quella di Cuffaro, che non ha alcun rispetto per la procura, che dovrà  verificare 4.609 commenti al già  menzionato video, la maggior dei quali non ha nessuna rilevanza giuridica, e che appare una pura esibizione di arroganza.

    Probabilmente, alcuni di quei 4.609 commenti, sono “border line” o frutto dello sfogo, del rancore e dell’impotenza del cittadino di fronte alla boria di larga parte dei politici nostrani. Molti altri, invece, sono manifestazione del libero pensiero.

    Se il senatore Cuffaro li denuncia tutti, a prescindere, allora l’Italia dei Valori é disposta a difenderli tutti, a prescindere. Vedremo chi brinderà  a bollicine e cannoli questa volta.

    Quel video pubblicato su You Tube riporta parte della trasmissione del 26 settembre 1991, Samarcanda, condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo show.

    Totò detto vasa-vasa (bacia bacia) allora, intervenendo dal pubblico, ospite anche il giudice Falcone, era uno sconosciuto consigliere dell’assemblea regionale siciliana per la lista Dc. Nel suo intervento a difesa della dirigenza politica della Dc, Cuffaro attaccava giornalisti e magistratura. Le sue parole fecero vergognare i siciliani e furono un’onta pesantissima anche per i presenti che si produssero in uno scroscio interminabile di fischi e insulti. Il rampollo Totò doveva farsi notare come paladino della Sicilia ‘quella con la coppola’, anche a costo di screditare un eroe vero che l’anno successivo sarebbe stato ammazzato con 500 chili di tritolo. Totò poi fece carriera bussando alle porte giuste e trovando poltrone comode nei partiti che lo accolsero insieme al suo pacchetto di voti. Divenne perfino Presidente della Regione Sicilia. Condannato il 18 gennaio 2008 nel processo di primo grado per le ‘talpe’ alla Dda di Palermo, festeggiò a cannoli siciliani quando si vide accusato ‘solo’ di favoreggiamento “semplice” e non “mafioso” perché, tecnicamente, lui passava le informazioni ad un soggetto che le passava agli affiliati di Cosa Nostra, invece che fornirle direttamente. Costui é Cuffaro, detto Totò vasa vasa (bacia bacia).

    Cuffaro contro You Tube, anzi Cuffaro contro 4.609 commenti di altrettanti utenti, anzi 4.667 quali sono diventati mentre sto scrivendo e, domani, probabilmente 10.000, o chissà  quanti che verranno lasciati nelle prossime ore per solidarietà  a quei primi 4.609.

    Invito i primi 4.609 utenti che hanno commentato il video di You Tube e che sono oggetto della denuncia, a compilare il form qui di seguito completandolo in tutti i suoi campi, per accedere all’assistenza legale che sarà  a carico dell’Italia dei Valori, tramite il nostro pool di avvocati qualora ci fosse un rinvio a giudizio. Nei prossimi giorni pubblicherò l’elenco del pool “Ti difendiamo da Cuffaro”.

  2. il menestrello dell’Ingiustizia Al Fano vuole imbavagliare la rete, in particolare Facebook autentica fucina di gruppi eversivi che vogliono la vita del premier… già  la rete… perché non guardano più attentamente la rete e cominciano a quantificare il grande consenso che mister B. risquote…

    La verità  é che questi cialtroni sono divenuti padroni dell’Italia contro il consenso popolare, grazie ad una legge elettorale scandalosa, alla dispersione del voto a sinistra e soprattutto all’astensionismo…

  3. Daniele,

    nel paese in cui le federazioni(sportive, politiche, sindacali, massonicolobbistiche, bancarie&finanziarie, media&informazione)sono in mano a statuti contraddittori, discriminanti e fortemente autarchici cosa ti aspettavi di trovare andando alla “manifestazione” FIDAL con la TARIFFA da SPONSORS?! Forse che la formazione della Nazionale Italiana Giuoco Calcio o la formazione del Milan, juve, Inter o qualsiasi ALTRA squadra in QUALSIASI altro SPORT la fà  l’allenatore con il suo vice e il preparatore attletico .. forse?! In un paese di PALLARI e PALLONARI di CAZZATE e CAZZONI nonché CAZZARI ti aspettavi FORSE che l’atletica(la regina degli … SPONSORS)fosse ESENTE dalla REGOLA GENERALE del BUSINESS(il vincitore prima o poi farà  da TESTIMONIAL a qualche paia di scarpe o all’integratore energetico)!!
    ILLUDERSI ancora é, senza offesa, STUPIDO oltre che DEPRIMENTE per chi ti segue e ti giudicava in passato uno in grado di INTENDERE e di VOLERE .. dai Daniele, per favore RITORNA in TE!! Prima la menata con IdV e Di Pietro, poi Marino e il P2DmenoL … adesso la Maratona di Marengo(minkia avessi detto Londra o Tokyo o New York!! .. di Marengo … ma và  a Ramengo .. VA’!!). Sei stanco e stressato forse?! Hai voglia di prenderti una pausa perché nonostante ciò che scrivi TUTTI i GIORNI ti accorgi che più dei complimenti e qualche eurino NON cambia NULLA?! Ne avresti tutto il diritto secondo me .. anche perché se NON si ha nulla di interessante da raccontare, meglio lasciare crescere l’attesa e venire fuori col BOTTO piuttosto che riempire i 5 minuti giornalieri di PALLE, PALLONI e PALLONARI .. TUTTI son capaci di fare di queste CAZZATE giornalistiche .. VOLA OLTRE l’OSTACOLO se ne sei capace!!

  4. Bel post Daniele. Bellissimo il pezzo sulle due negazioni che, in Italia perfino meglio che in matematica, affermano!

    @Pasquale
    “generalmente l’atleta vincitore escluso, ha già  concordato il suo compenso per la partecipazione. Anche se non gli spetterà  il premio del primo posto, otterrà  sotto banco, ciò che aveva pattuito.”

    Non ho parole. Esistono quindi regole non scritte, ma conosciute da tutti, con premi extra sottobanco (al nero, quindi)????? Semplicemente allucinante…

  5. Scrivo dalla Puglia, quindi non propriamente terra di leghisti. Ho una decina di anni di atletica alle spalle e ti assicuro che situazioni come queste sono espressione di quanto accade regolarmente. La gara FIDAL si può definire internazionale, nazionale, regionale e così via a seconda della tassa pagata dall’organizzatore. Ciò significa che la gara si identifica in una categoria. Un atleta che non appartiene a tale categoria, si considera come fuori gara, e quindi non avente diritto a premio. Ora succede che nessuno impedisce a un atleta la possibilità  di partecipare fuori gara… Il problema é il premio, se qualcuno presenta ricorso, nel qual caso succede il casino. Immaginate un bando di concorso per un residente in Piemonte, vinto da un residente in Sicilia…non é giusto!!! Conclusione non si tratta assolutamente di razzismo (difficile esserlo tra podisti), ma di interesse personale per il premio (e quindi a scalare i premi di categoria), che tecnicamente spetta all’atleta che risponde ai requisiti per quella gara. Nota bene: generalmente l’atleta vincitore escluso, ha già  concordato il suo compenso per la partecipazione. Anche se non gli spetterà  il premio del primo posto, otterrà  sotto banco, ciò che aveva pattuito. Perciò all’organizzatore non conviene che qualcuno faccia ricorso alla FIDAL. Per evitare di pagare più premi. PS Garantisco che se si organizzano una mezza maratona ed una maratona, gli organizzatori non sono degli sprovveduti

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