Luca Armani gestisce un timbrificio, aziendina a conduzione familiare di dimensioni dignitose che si é costruita buone credenziali nell’arco di qualche decennio di attività  condotta a Treviglio, città  lombarda che ha dato i natali a Giacinto Facchetti e in cui nel 1915 si sposò Benito Mussolini.
Luca é uno dei pionieri della rete, nel 1997 realizza una vetrina virtuale con un sito portando il proprio marchio su internet all’indirizzo www.armani.it, che utilizza per mostrare al mondo i prodotti e i servizi del suo timbrificio.
L’idea dà  i suoi frutti , oltre che una botta di entusiasmo al piccolo imprenditore che, anche grazie a quello spazio allarga il suo giro d’affari.
Senonché, un giorno del 1998, gli viene recapiatata per posta la prima di una sequela di lettere raccomandate minatorie spedite dai legali dello stilista Giorgio che intima il diritto di possesso su quel dominio.
Per Luca cominciano i guai, come un fulmine a ciel sereno si ritrova alle calcagna lo stilista miliardario che porta il suo stesso cognome che gli intenta causa senza ragioni plausibili, visto che il dominio é una proprietà  pagata, registrata, regolata da contratto che da diritto di possesso al primo richiedente (a parte i nomi geografici e poco altro).
Niente da fare. Giorgio Armani insiste, continua le sue aggressioni epistolari, non sente ragioni finché fra un tira e molla, Luca Armani, scosso da questa ondata di rabbia e involontaria popolarità , si arrende cedendo il dominio allo stilista.
O meglio, in verità  Giorgio Armani ne beneficia grazie ad una sentenza emessa dal Tribunale di Bergamo nel 2003, che si allaccia alla Legge sui marchi risalente ad un Regio decreto del 1942, secondo la quale col termine Armani, il consumatore identifica una griffe prima che un cognome, ragion per cui Giorgio Armani, essendo a capo di quell’impero modaiolo che porta il marchio del casato, spetta di diritto quel dominio semplice semplice.
La vicenda per Luca é comunque pesante, non condivide l’esito della causa, viene segnato tanto profondamente al punto di cadere in uno stato confusionale simile alla depressione.
La sua attività  e le sue finanze ne risentono, il rospo della giustizia che gli ha portato via il dominio non lo digerisce, attua proteste sensazionali, l’ultima delle quali é iniziata una settimana fà  con uno sciopero della fame, affinché il mondo faccia tesoro del suo caso visto che i media generalisti sponsorizzati dallo stilista si sono ben guardati dal parlarne.
Oggi Luca Armani é un uomo divorato dalla rabbia, fuma nervoso perché convinto di essere vittima di un’ingiustizia!
Nell’intervista rivolge un appello a Giorgio Armani, affinché come regalo di Natale gli riconsegni il dominio.
Ecco l’intervista integrale

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