La vera antipolitica continua ad arrivare dai palazzi con gli stessi toni arroganti di sempre e senza contradditorio: promesse ed impegni per “arginare l’antipolitica” cui si unisce anche “l’onorevole” Giuseppe Betori del partito della chiesa che dal Vaticano condanna un giudice di Cagliari che con la sua sentenza ha permesso ad una futura mamma di poter praticare il preimpianto (Betori si ricorderà che i giudici emettono sentenze in base alla legge italiana?).
Ma mentre il fenomeno Grillo porta in prima pagina del Corriere cifre di sondaggi sugli indici di gradimento delle coalizioni di Prodi e Berlusconi “di natura riservata in mano ai capi di partito” con tutto il sapore di essere bufale inventate da qualche giornalista in quota partitica perché non vengono citare le fonti, fa uno strano effetto guardare l’immagine in prima pagina del fiume di monaci di Myanmar in protesta perché richiama un ironico collegamento al preludio serpeggiante in Italia dove la casta degli antipolitici dei palazzi teme lo spettro del popolo italiano in marcia verso di loro.
Infine la notizia del rinvio a giudizio di Cragnotti, Fiorani e Geronzi, imputati di aver truffato almeno 12 mila risparmiatori nell’ambito del crac Cirio trova spazio soltanto a pagina 35 su Repubblica e confusa fra il serio e il faceto sul Corriere.
Una sorta di mutismo cui fa eco il rumoroso silenzio della tv nei telegiornali e la conclamata maniacale sete di sangue di Bruno Vespa, che anziché invitare nel suo salotto qualche famiglia di truffati omaggia il pubblico di paganti del canone con un’indispensabile puntata di “Porca a Porca” sul delitto di Garlasco.
Il giornalista in pensione e incompatibile per il suo cachet da 12mila euro a puntata mantiene il suo impegno da vecchio democristiano mafioso: non parlare dei fatti ma se proprio é opportuno, prego, si parli d’altro.
Un atteggiamento che getta benzina alla rabbia di chi regala 100 euro l’anno a questi talenti del servizio pubblico che comprendono anche presentatori “impegnati” nelle tematiche che contano fra i pettegolezzi come Fabrizio Frizzi, Milo Infante o Alda D’Eusanio tanto per citare qualche porcheria di mantenuti!
Il commento alla strana posizione di questa “tassa di possesso” più identificabile come furto legalizzato di epoca fascista, dalla voce di Vincenzo Donvito dell’Aduc nell’intervista del video che segue.