Il Movimento che per i sondaggi alle politiche vale percentuali oscillanti fra il 30 e il 40%, ha poco da rallegrarsi. Perché casomai si ritroverà a governare l’Italia, avrà di fronte a sé solo due strade, almeno nel breve e medio termine (5-10 anni): o si corromperà del tutto cedendo alle logiche spartitorie dei nuovi elettori post-grillini ereditati dai partiti. Oppure non potrà governare a lungo come accade già in alcune città e municipi. Del resto, nessuno può credere che l’Italia si sia “grillizzata” in massa nell’arco di un solo quiquennio, e con la sola faccia di Di Maio.
Parlo di “grillizzazione” vera, che non è certo costituita da quella fogna di “cittadini” che vagano su Facebook a insultare chi critica e chi evidenzia le contraddizioni dei 5 stelle. Sono proprio loro, i pasdaran novecenteschi quelli che hanno già rovinato il Movimento perché appunto imbarcati dai partiti. Del resto, gli allarmi non mancano ai “vertici” dei 5 stelle: dopo 5 anni di opposizione in parlamento e di governo in alcune città, non hanno saputo ridurre l’astensione alle urne (che col 50% è in aumento e rimane di gran lunga il primo vero partito), e hanno fatto optare per la rinuncia a continuare l’esperirenza politica alcuni tra i loro migliori “cavalli” in campo: uno su tutti Alessandro Di Battista, che non si ricandida nonostante la rielezione sicura, passando per Federico Pizzarotti, il sindaco “mobbizzato” di Parma che ha riconquistato lo scranno al secondo mandato umiliando il candidato di Grillo, rimasto a un ridicolo 3%.
Questi sono solo alcuni dei segnali che dovrebbero far riflettere chi crede ancora nel progetto originario dei 5 stelle, trainato da Grillo con la regia del compianto Casaleggio (Gianroberto), ridotto ormai a pendere dalle sole labbra di Di Maio. La democrazia diretta, gli streaming, il rispetto del principio “uno vale uno”, la valorizzazione delle capacità singole (a prescindere dal percorso politico) e l’abbandono del metodo di attacco finalizzato al “dividi et impera”, non fanno parte ancora di nessun partito, in questo Paese.
Ecco perché quei sondaggi per i 5 stelle sono come nubi nere che si addensano cariche di spot verbali sui vitalizi e sul reddito di cittadinanza, come se fossero i veri problemi italici. Ecco perché forse il Rosatellum salverà i 5 stelle dal governare. Perché sarà più comdo (e utile) continuare per altri 5 o 10 anni a fare opposizione. Nell’attesa (e nella speranza) che l’Italia cambi davvero, cresca civilmente, culturalmente e impari a odiare il potere dello scranno.