mario draghi iguana

Da quando Syriza governa in Grecia, è panico negli ambienti della Troika. La massoneria della moneta unita balbetta davanti a un Paese economicamente marginale per l’economia globale, ma determinante per le sorti dell’unione monetaria. L’ormai inevitabile Grexit equivale al salto del tappo che tiene gonfio il pallone. Da giorni leggiamo titoli e soluzioni che non lasciano spazio all’immaginazione. Bisogna essere malati di mente per credere agli ultimatum di Mario Draghi che dà “solo una settimana e poi stacca la spina“, come se tutto ciò fosse un pericolo per l’economia reale. Il pericolo, in realtà, è per la cupola di banchieri, di cui Draghi è perno, che non sa cosa raccontarci per trovare una soluzione al fallimento della moneta unica ed evitare che gli stati tornino alle loro monete. Loro preferirebbero continuare a lucrare sulla pelle della povera gente lasciata morire disperata sulla spoliazione delle economie delle nazioni mediterranee già in ginocchio.

Tra vertici d’emergenza con la Merkel che farfuglia come un disco rotto l’ennesimo e inutile salvataggio della Grecia, la richiesta di risarcimento danni di guerra alla Germania da parte del premier greco Tsipras che i giornali chiamano ricatto, il Fondo Monetario che alternando scintille al gelo fa finalmente mea-culpa, il ministro tedesco Schaeuble che sbiascica di “direzioni sbagliate“, S%P che taglia il rating greco a “B meno” che più meno non si può, piani anti-crac senza programmi greci che piacciano alla Troika, sospensione della fornitura di soldi alla Grecia in attesa di compromessi che non ci saranno mai, e Mariotto Draghi con l’espressione di un’iguana che allunga l’agonia dell’euro e della povera Grecia pur di non pronunciare la parolina magica “insolvenza”, veniamo continuamente presi per il culo dai giornali che ci dipingono un mondo parallelo nella speranza di tenerci sedati.

Se per i soliti giornaloni come Repubblica, la Merkel è “la nuova Kennedy”, il Fatto intervista Romano Prodi, l’uomo dell’euro che parla di “Una catastrofe per colpa nostra, dell’Occidente”. Frase che lascia a bocca aperta anche il lettore più distratto, visto che farebbe pensare a un mea-culpa sull’euro. E invece Prodi si riferisce all’occupazione dell’ISIS in Libia. Poco male che eravamo rimasti al nemico in casa di Tsipras che era l’IRIS, l’organismo governativo che ha fatto sparire un elenco pieno di evasori fiscali greci. Ce lo aveva raccontato proprio Il Fatto, passato dall’IRIS all’ISIS con l’interlocutore sbagliato, Prodi, come se c’entrasse qualcosa con le questioni libiche e arabe e senza uno straccio di domanda su cosa pensa del teatrino della Troika di questi giorni . Insomma, alla fine è tutto un parlar d’altro. Come piace al califfato europeo. Creare un nemico più grande di ciò che non è già la Troika per noi cittadini europei, e farci credere che le cause della rovina stanno altrove.

Menomale che noi rimaniamo svegli senza mai perdere di vista l’iguana nella gabbia di Bruxelles che guida i fili al burattino Renzi. Quello di “Bene la Bce”. Teniamoci forti e prepariamoci al crac dell’euro. Cosa verrà dopo non si è ancora capito. Abbiamo ben chiaro soltanto quanto i giornali tutti ci prendono per il culo. Su questo non abbiamo proprio dubbi. Chapeau.

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