romano prodi

Ci siamo indignati per mesi nei confronti di Giorgio Napolitano, l’ex presidente della Repubblica convocato come testimone nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Ne abbiamo preteso le dimissioni e lo abbiamo criticato, rischiando spesso di incappare nel reato di vilipendio. Ora i giornali annunciano che alle Quirinarie indette sul blog di Grillo, tra i quattro i nomi candidabili ci sarà anche quello di Romano Prodi, l’ex premier fondatore dell’Ulivo e uomo dell’euro. Passi che alle precedenti consultazioni del 2013 per il Quirinale il Movimento 5 stelle puntò tutto su Rodotà («Chiedo al Pd con umiltà di votare Stefano Rodotà, un uomo della loro area di riferimento, onesto, colto e concentrato sui beni comuni e le nuove tecnologie. Non sarebbe in alcun modo il presidente del Movimento 5 stelle, o una nostra vittoria. Sarebbe il presidente di tutti» Alessandro Di Battista all’aula, 19 aprile 2013). Il punto è che Romano Prodi è stato convocato in aula al Tribunale di Trani dal pm Michele Ruggiero, in qualità di testimone nell’inchiesta sulle agenzie di rating S&P E Fitch per il declassamento dell’Italia dal rating “A” a “BBB+” disposto dalle stesse agenzie tra il 2011 e il 2012. I testimoni convocati sono in tutto 17. Tra di loro, oltre al papabile per il Quirinale Prodi, ci sono Mario Draghi, Mario Monti, e l’attuale ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Tutti nomi citati nelle ultime settimane come possibili da mandare al Quirinale. Nel processo che inizierà il 4 febbraio, e nel quale ci sono 8 imputati, tutti analisti e manager delle suddette agenzie, l’accusa denuncia la manipolazione del mercato. Insomma, ci siamo indignati per mesi nei confronti di un presidente testimone in un processo di mafia, e ci prepariamo a candidarne un altro che dovrà comparire davanti ai giudici per dare la sua versione dei fatti nel complicato groviglio che ha portato l’Italia alla rovina dopo il suo ingresso nell’euro? Meditiamo.

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