matteo salvini beppe grillo

I 5 stelle sono un grande potenziale inespresso del nostro parlamento. Sono ragazzi bravi, genuini, e dopo un anno e mezzo di rodaggio nelle aule a obbedire a Rocco Casalino per conto di Casaleggio, hanno finalmente preso coscienza dei loro mezzi. Hanno iniziato ad infrangere il tabù della tivù mostrandosi contrari alla linea dettata dallo staff. Uno staff senza volto che in tema di trasparenza può solo migliorare. Tanto per dire, l’esclusione dalla classifica di alcuni candidati alle primarie per le elezioni europee dopo il voto popolare, è stata una mossa a dir poco vigliacca. Quel che conta è che i 5 stelle attuali, dopo varie tornate elettorali non soltanto locali, non intercettano l’astensione. Sono sommariamente considerati inutili e associati a quel sistema autoreferenziale incapace di trovare una soluzione ai problemi dei cittadini. Tanto per dire: diversi imprenditori intenzionati a investire nella loro attività col fondo dedicato alle piccole e medie imprese creato dal Movimento, mi hanno riferito che non sono riusciti ad ottenerlo, in quanto le banche non lo ritenevano una garanzia sufficiente a coprire il rischio. Parliamo di poche decine di migliaia di euro, non di milioni. Ecco dunque che se alle buone intenzioni non seguono i fatti, bisogna chiedersi il perché e possibilmente trovare una soluzione.

Il Movimento della prima legislatura ha puntato tutto sulla sua sola forza, senza compromessi con i partiti e senza comunicazione televisiva. Tutto questo ha prodotto l’isolamento dell’unico partito onesto dell’arco parlamentare, rimasto virtuale e devastato dalla disinformazione delle televisioni e dei giornali che ne hanno fatto carne di porco per dipingerlo nel modo peggiore. I partiti hanno fatto fronte comune al governo e in tivù. Il Movimento 5 stelle è apparso al contrario una forza sconosciuta che si è messa in vista soltanto in occasione della commedia allestita con l’odiato premier-ebetino, dandosi in pasto al Pd per far credere di trovare un’impossibile intesa per la legge elettorale. Insomma, il rodaggio dei 5 stelle ha comportato inevitabilmente tanti errori che oggi vengono al pettine. Molti parlamentari hanno capito che fare politica nelle istituzioni, significa mediare per ottenere di più da un sistema puntellato da troppi interessi in un Paese che vive di corruzione.

Dopo questa parabola in costante discesa, credo che per i 5 stelle sia arrivato il momento di fare un bagno di realismo e cercare di rendersi utili. Trovare un’intesa politica con chi si prefigura come possibile premier, dovrebbe essere un passo obbligato in vista della prossima tornata elettorale, che con tutta probabilità sarà nel 2015 (al più tardi dopo Expo). Il realismo attuale ci dice che i 5 stelle da soli con un loro candidato premier non andranno da nessuna parte. Più realistico è valutare i candidati spinti dal sistema: vale a dire Matteo Renzi e Matteo Salvini. Il primo è soltanto un grandissimo buffone prestato al teatrino della politica. Il Pd lo ha bruciato perché con Renzi l’Italia arriverà presto al default. L’altro candidato possibile è il leghista Matteo Salvini. Politico navigato e anche scaltro. Un po’ razzista e un po’ banalotto. Ma, a mio avviso, l’unico che può avere chanche di guidare una coalizione determinante per i prossimi anni. Al netto dei beceri attacchi ai Rom, ai doppi incarichi in comune e in Europa, e ad altre cosucce di poco conto rispetto a chi ha preso tangenti o a chi si è fatto corrompere, credo che Salvini sia in fondo una persona presentabile e di stampo onesto. Da quando è segretario della Lega ha fatto un po’ di pulizia attorno al cerchio magico di Bossi, si accinge a far chiudere La Padania (il primo dicembre ci sarà l’ultimo numero), non vuole accordi con Angelino Alfano, è per un federalismo reale e trasparente, ed è contro l’euro (la firma leghista dei famigerai Trattati è di era bossiana).

Io credo che una chanche di fiducia a Salvini, ora che non è più un gregario e uno yes-man dell’era bossiana, sia da valutare seriamente per il Movimento 5 stelle. In maniera chiara e trasparente e senza Silvio Berlusconi di mezzo. Provarci potrebbe costare. Ma potrebbe anche essere la mossa giusta per permettere al Movimento di valorizzarsi e di imprimere davvero un cambio di passo in questo Paese.

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